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Caffè Garibaldi, a servizio di San Godenzo dal 1800. Da Virgilio ci si sente a casa

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Sonia e Gianni Sonia e Gianni © OK!Mugello
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Il Caffè Garibaldi a San Godenzo è un’istituzione storica per il paese. E’ stato il primo bar a nascere alla fine dell’800. La proprietaria, Giuseppina Rossi, era una donna di famiglia benestante che sposò un Leoni, di origini romagnole. Per precisione di Portico di Romagna, per questo tutti in paese lo chiamavano ‘il Gatto’.

La data precisa della nascita del Caffè Garibaldi non è ricordata dai due bisnipoti di Giuseppina, Sonia e Gianni, quarta generazione della famiglia a gestire il locale. “Purtroppo i documenti sono andati persi con le due guerre, non siamo in grado di dire quando effettivamente ha aperto la nostra bisnonna, - ci dice Sonia, - il nostro locale però, oltre a essere un bar, ha svolto fin da subito anche servizio di Sali e Tabacchi. Di lato, gestivamo anche un alimentari”.

Il Garibaldi vendeva di tutto, per sopperire alle svariate richieste delle tante famiglie sparse nella campagna e dedite all’agricoltura e all’allevamento. Sementi per i contadini; il filo con cui venivano chiuse le presse di paglia; sacchi di sale per la conservazione del cibo. Di fianco al bar, si trovava l’ufficio postale, sempre di gestione Giuseppina Rossi.

Dopo la seconda guerra mondiale il locale fu rifatto e ricostruito completamente dalle macerie. Alla morte di Giuseppina, nel 1949, furono i figli a ereditare le attività. Il bar tabacchi toccò a Orazio Leoni.

Si trattava di un Caffè di un certo livello: il banco dall’entrata arrivava fino in fondo alla stanza, c’era il biliardo cosa che non si trovava facilmente a quei tempi”, ricorda la nipote di Orazio, Sonia. “Oltre all’attività di bar caffetteria, i servizi offerti erano molteplici anche nell’era di nostro nonno. Fino a metà degli anni ‘60 Orazio forniva anche la miscela di benzina!”.

Erano gli anni della Lambretta, - racconta un cugino di Sonia, Giuseppe Leoni, a quei tempi bambino - Il fine settimana a San Godenzo c’era sempre un viavai di gente che passava per andare al mare, in Romagna. In tanti si fermavano da Orazio a fare rifornimento: chi voleva il 3% di olio, chi il 4%. Per non impazzire, mio zio metteva la stessa miscela a tutti! Così questi motori partivano con uno scoppiettio e una nuvola di fumo che il sol pensiero mi fa ridere ancora oggi!”.

Tutti in paese lo chiamavano ‘il Gattone’ perché dicevano che non dormiva mai: aspettava sulla panchina sotto il Leccio, da solo e al buio i fornitori che arrivavano per scaricare la merce, al mattino presto. “Lo zio Orazio non si adeguò neanche negli anni ’70 ad usare la calcolatrice – ricorda Giuseppe - preferì fare i conti a mano fino alla sua morte, nel 1986”.

Morto Orazio è il figlio, Virgilio, che prende in mano le redini del locale. “Alla morte del nonno, mio padre Virgilio prese in mano il Bar Tabacchi. – prosegue Sonia - Da allora ancora oggi nessuno si ricorda più il vero nome ‘Caffè Garibaldi’, ma tutti ci conoscono per ‘Da Virgilio’!”.

Mio padre ha vissuto nel bar tutta la sua vita, dagli anni ‘70 del 1900 fino a quando è venuto a mancare, nel 2007. I tempi erano diversi rispetto a quelli di mio nonno; - precisa Sonia - Virgilio aveva una clientela adulta con molti anziani appassionati del gioco ‘A scopa’. Era un punto di ritrovo per chi il paese lo viveva tutti i giorni tutto il giorno: venivano da mio padre per una partitina a carte e rischiavano di passarci tutto il pomeriggio. Virgilio si conquistò anche gli amanti del calcio diventando negli anni ’70 Viola Club e organizzando eventi con nomi importanti dell’ambiente sportivo”.

Ricordo lo zio in alcune scene con i contadini del paese,- prosegue Giuseppe Leoni - una delle scene più belle è legata al contadino Ungaro, di Spaliena. Ungaro era un fumatore incallito e non si fidava di nessuno. Quando Virgilio cominciò a vendere i pacchetti di sigarette, lui usava aprirli sul bancone e contare sempre quante ce ne erano dentro. Una volta esordì: “Per diavolo! Ci sono 19 cicche in questo pacchetto non 20, mi hai fregato! ..scatenando così l’ira di mio zio che lo rincorse per tutta la piazza del paese”.

Dal 2007, quando è venuto a mancare mio padre, abbiamo preso in mano l’attività io e mio fratello Gianni. Io avevo già iniziato a dare mano al babbo dal 2006, Gianni mi ha affiancata e sostenuta per gestire in toto l’attività. Abbiamo cercato di dare un’impronta diversa al nostro bar, di riavvicinarsi ai giovani. Siamo diventati forti nelle colazioni ma soprattutto negli aperitivi. La sera verso le 17.30, specialmente con la bella stagione, lo spiazzo davanti alla nostra entrata raccoglie tanti amanti dell’After Hour. I tempi però sono molto cambiati: mio padre lavorava perché c’era tanta gente in paese, ora San Godenzo è spopolato. Posso dire che ci siamo riconquistati una clientela lavorando nella direzione giusta: abbiamo fatto corsi di caffetteria e barman per offrire un servizio diverso. Abbiamo anche rinnovato il locale dopo la morte del babbo: cambiato i tavolini, ampliato lo spazio in esterna, già lastricato ai tempi di Virgilio”.

Avrei tanti progetti per il futuro. Vorrei creare qualcosa nella stanza attigua. Penso che la nostra attività sia importante per il paese da sempre ma oggi ancor di più. I miei clienti mi dicono sempre che, qui da noi, ‘Da Virgilio’, si sentono a casa loro. Se hanno bisogno di qualcosa si affacciano e senza timore ci fanno le richieste più svariate: “Sonia sono uscito senza il portafoglio mi presti 10 euro te li riporto dopo?”’; “Ti lascio le chiavi di casa...dovrebbe passare mia mamma a breve!”.

Il paese è così. – conclude Sonia - Sono contenta di aver trovato il mio posto qui e di aver rafforzato il rapporto con la mia clientela. Un’empatia tra San Godenzo e la mia famiglia che nasce quattro generazioni fa.

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Commenti 1
  • Mugelli Giampiero

    mi fermo ogni mattina e la sera per prendere un buon caffè ogni volta che passo da San Godenzo per andare a Predappio Un saluto a Sonia e Gianni

    rispondi a Mugelli Giampiero
    mar 10 marzo 2020 12:56