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Perché il commercio locale ha perso i clienti della "Generazione Z"

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Commercio locale vs ecommerce Commercio locale vs ecommerce © n.c.
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Come ogni anno, arriva il Natale. Una festa che ha aspetti diversi, da quella religiosa, a festa laica o commerciale. Per quanto riguarda il mondo del commercio è un’ottima opportunità, poiché nel mese di Dicembre, da sempre, è maggiore il potere d’acquisto delle persone.

Da alcuni anni, tale opportunità, si sta trasformando in un’occasione persa per la stragrande maggioranza del commercio di vicinato (o commercio locale) poiché una consistente fetta di “consumatori” decide di comprare i propri regali sui vari store digitali ed ecommerce.

Stiamo parlando della famosa “Generazione Z”, ovvero coloro che sono nati tra la metà degli anni 90 e 2000, i quali hanno sia una vita fisica (cosiddetta analogica) che virtuale. Non è soltanto una mera abitudine passare ore davanti allo schermo dello smartphone, orientarsi negli acquisti anche tramite guide preparate per l’occasione come ad esempio nel sito di Habu.it, ma è proprio uno strumento d’uso quotidiano, pertanto uno stile di vita che non va denigrato ma capito.

Devi andare da qualsiasi parte della Città?
Apri Google Maps e ti indica la strada più corta con addirittura i consigli dove acquistare il prodotto specifico. Oppure, nel mentre cammini per strada ti arriva una notifica “Push” che ti informa dove si trova l’offerta imperdibile delle scarpe da te amate.

Quindi è evidente che una buona fetta di “consumatori”, grazie anche alla tecnologia, ha evoluto il proprio modo di fare acquisti. Questo non corrisponde, nella stragrande maggioranza dei casi, negli operatori del “commercio di vicinato”. Purtroppo sia le associazioni di categoria che gli operatori stessi, hanno perso molto tempo a dare la colpa alle grandi catene distributive (in parte con ragione), oppure ai colossi del web (Amazon, Google, Apple ecc. ecc), mentre non hanno investito in formazione e consapevolezza che il commercio sarebbe cambiato. Pertanto oggi si ritrovano ad essere spettatori di corrieri che portano scatole e scatoloni, direttamente nelle case di quelli che un tempo erano i loro clienti.

La colpa, lo sappiamo, morì fanciulla. Sicuramente i giganti dell’ecommerce hanno riempito una lacuna, lasciata vuota anche dal commercio locale, nonostante i “Centri Commerciali Naturali”, tiepida risposta tanto per fare qualcosa. Ben vengano i tappeti rossi e le luci di Natale nelle vie che un tempo erano dello shopping, ma se non si riesce a capire che le nuove generazioni usano un altro linguaggio, altri strumenti e sono attirati da altri tipi di messaggi, i centri cittadini saranno sempre più deserti.

Il digitale è un’opportunità per tutti, basti considerare che Amazon sta comprando catene di negozi fisici e ogni apertura di un Apple Store è un evento, pertanto questo dimostra che il commercio fisico o di vicinato non è morto, anzi. E’ chiaro che questa “rivoluzione” richiede che il digitale lo si conosca e non ci si affidi ai cosiddetti “cugggini” o “dopolavoristi”, e si abbia il coraggio di cambiare mentalità. Una mentalità 4.0, come piace a qualcuno definire numericamente le epoche digitali, senza rifugiarsi nel pensiero deleterio del “abbiamo sempre fatto così”.

Il commercio di vicinato deve cambiare la lente con cui guarda al digitale, senza paura, ma con la voglia di svolgere un ruolo sempre più determinante. Organizzarsi anche attraverso le associazioni di categoria, con rete d’imprese o anche semplicemente i vari CCN, che al posto di andare a mendicare soldi per promozioni fini a se stesse, siano in grado di poter investire in tecnologie digitali per potenziare l’esperienza fisica d’acquisto, organizzare temporary store in aule didattiche su strada, sensori per analizzare i flussi pedonali e di permanenza davanti alle vetrine, potenziamento della comunicazione su media locali digitali, integrare sistemi di pagamenti usati dai più giovani, oltre alla possibilità di consegne a domicilio a km0.

Solo allora potremo vedere qualche saracinesca alzata al posto delle tante abbassate.

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Commenti 1
  • Catiuscia Caloia

    Bellissimo articolo, se io online trovassi il mio negoziante di fiducia, che mi vende a km. 0 e prodotto del territorio, vicino casa, non comprerei più online.

    rispondi a Catiuscia Caloia
    gio 28 novembre 2019 08:15