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Miner di Bitcoin scappano dalla Cina: dove sono diretti?

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Server farm per miner bitcoin Server farm per miner bitcoin © N.c.
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Da qualche mese a questa parte, i miner di Bitcoin che erano in gran parte concentrati in Cina, stanno migrando in altri paesi dando vita ad un vero e proprio esodo. Basti pensare che il mining a livello globale della Cina è passato dal 75,5 % al 46 % in soli sette mesi. Tali miner si sono spostati in altri paesi asiatici e negli Stati Uniti. Ma per quale motivo l’hanno fatto? Pare che molti di questi miner si siano anticipati rispetto alle decisioni sempre più stringenti riguardo le operazioni in criptovalute che il governo cinese ha intenzione di mettere in atto e che anzi sono già entrate in vigore in molte province.

A ciò va ad aggiungersi il fatto che Tesla abbia affermato che le sue auto non sono più acquistabili in Bitcoin e le distanze prese da Elon Musk riguardo tale criptovaluta, in conseguenza del fatto che l’operazione di “estrazione” dei Bitcoin è molto complicata e comporta un forte impatto ambientale.
Se infatti per poter investire in criptovalute basta consultare siti come ad esempio crypto engines sito, per poter far funzionare le centinaia di computer e macchinari che devono risolvere l’algoritmo e estrarre i Bitcoin per primi è necessaria una grandissima quantità di energia, che come è noto produce grande inquinamento.

Per chi non lo sapesse, infatti, la produzione di Bitcoin è in realtà una vera e propria estrazione degli stessi, ed è per questo che si parla di miner, ovvero di “minatori”. I computer dei singoli o delle imprese che si cimentano in questa attività devono riuscire a risolvere l’algoritmo per aggiudicarsi non soltanto il pacchetto di Bitcoin per primi, ma anche delle ingenti ricompense ad essi legate. Più si posseggono computer, più li si fa lavorare contemporaneamente in parallelo, più si avrà la possibilità di accaparrarsi il pacchetto di Bitcoin e dunque di guadagnare. In alternativa, sempre più persone fanno affidamento a servizi come Bitcoin Code.

Di conseguenza i miner sono sempre alla ricerca di posti in cui l’energia elettrica sia a minor costo possibile. Inoltre, proprio per questo motivo i miner non hanno mai completamente abbandonato l’energia elettrica prodotta da centrali a carbone. A ciò si aggiunge che i miner spostano spesso le proprie sedi di regione in regione a seconda delle stagioni e dunque delle diverse fonti di energia sfruttabili.

A riprova di ciò basti pensare che nel periodo delle grandi piogge, la regione di Sichuan che è ricca di energia idroelettrica ha visto un aumento di capacità di mining dal 14,9% al 61,1%. Nello stesso periodo, invece, la regione di Xinjiang che invece basa la produzione di energia elettrica su centrali a carbone ha visto la percentuale scendere dal 55,1% al 9,6%.

Dove si stanno spostando i miner?

Ma a quanto pare lo spostamento dei miner non si è limitato solo a cambiare regione all’interno della Cina, ma si sono visti moltissimi spostamenti anche al di fuori del confine. Alcuni si sono allontanati di poco, spostandosi nel Kazakhstan ad esempio, il cui livello di hashrate è aumentato di 6 volte, rendendolo addirittura il terzo paese al mondo nella produzione di questa criptomoneta, il che è dovuto anche e soprattutto al fatto che l’energia elettrica in questo paese ha un costo bassissimo.

Troviamo poi gli Stati Uniti tra i paesi favoriti dai miner per la loro migrazione. Abbiamo qui infatti un incremento percentuale dal 4,1% fino al 16,8%, praticamente una quadruplicazione. Seguono poi altri paesi, come ad esempio l’Iran, la Russia, il Canada, la Germania, l’Irlanda e la Malesia.

Insomma, pare che la distribuzione dei miner nel mondo sia destinata a cambiare radicalmente in poco tempo, come in realtà sta già avvenendo.

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