OK!Mugello

Via al restauro della Pala del Bosco ai Frati del Beato Angelico

L'opera, custodita ra al Museo di San Marco, viene dal celebre convento mugellano

Abbonati subito
  • 437
Pala del Bosco ai Frati Pala del Bosco ai Frati © N.c.
Font +:
Stampa Commenta

Sono ripartiti non appena terminate le prescrizioni per l’emergenza Covid 19, i restauri programmati al Museo di San Marco in occasione dei 150 anni dalla sua istituzione e la grandiosa Pala di Bosco ai Frati del Beato Angelico è già stata trasferita in sicurezza nel laboratorio di restauro.

Il progetto, annunciato nell’ottobre scorso in occasione del ritorno nel Museo della Pala di San Marco del Beato Angelico restaurata dall’Opificio delle Pietre Dure, prevede il completo riallestimento della sala dell’Ospizio del Museo di San Marco, il vasto ambiente che accoglie, oltre alla Pala già sull’altare maggiore della chiesa domenicana, il nucleo più importante al mondo di dipinti su tavola del frate pittore che, dopo la rivoluzione di Masaccio, fu l’assoluto protagonista della pittura del primo Rinascimento fiorentino.

La Pala di Bosco ai Frati del Beato Angelico, che misura cm 175 x 175, fu eseguita dal grande artista dopo il suo rientro da Roma nel 1450 circa, su incarico di Cosimo de’ Medici, per l’altare principale della chiesa francescana del convento di San Bonaventura di Bosco ai Frati, non lontano dalla villa medicea di Cafaggiolo in Mugello. La composizione è dominata dalla figura centrale della Vergine affiancata da due angeli, assisa non sopra un trono, ma su un singolare seggio completamente celato da un fastoso drappo dorato, con un cuscino sontuoso di lontano ricordo bizantino, anch’esso dorato. Il manto della Madonna si espande ai suoi piedi fino ad occupare quasi l’intero gradino marmoreo e, inoltre, per la larghezza dell’ampia nicchia sullo sfondo, anch’essa nascosta da un altro drappo dorato di grandi dimensioni. In primo piano, sulla sinistra, sono dipinte le figure dei Santi Francesco, Ludovico di Tolosa e Antonio da Padova, caratterizzate da un forte accento naturalistico. Sulla destra, si vedono i Santi medici Cosma e Damiano e San Pietro martire.
Il nobilissimo sfondo architettonico con le nicchie strette e allungate di marmo rosa, intervallate da semicolonne di grande bellezza, rinvia direttamente al gusto classico apprezzato certamente dal pittore durante la sua permanenza romana e ripropone le membrature e i partiti architettonici esibiti negli affreschi della celebre Cappella Niccolina in Vaticano, realizzata dall’Angelico per Papa Niccolò V negli anni 1447-1448.
Il restauro della pala appare oggi particolarmente opportuno, l’ultimo intervento fu condotto infatti in occasione della grande mostra dedicata all’artista in Vaticano nel 1955, per il V centenario della sua morte, per mano di due protagonisti della storia del restauro in Italia, Leonetto Tintori e Alfio del Serra. Già all’epoca del primo restauro la superficie pittorica del dipinto appariva danneggiata parzialmente dalle puliture troppo aggressive eseguite in passato. Ai giorni nostri, lo sporco e la sensibile alterazione dei vecchi restauri ostacolano pesantemente la lettura di questo grande capolavoro della fase matura dell’Angelico.
Alcune parti della superficie dipinta lasciano intravedere chiaramente una sensibile diminuzione dello spessore pittorico, ad esempio sui volti dei Santi Antonio da Padova e Pietro martire, oppure sul pavimento in primo piano con i riquadri in marmo mischio. La ricca vegetazione che s’intravede oltre il recinto marmoreo di fondo è ormai pressoché illeggibile a causa dello sporco e delle ridipinture più o meno antiche.
C’è da essere certi che già i primi saggi di pulitura riserveranno grandi sorprese, e siamo consapevoli che al termine del restauro gli studiosi e il vasto pubblico degli appassionati potranno godere di questo capolavoro in una rinnovata leggibilità.


Lascia un commento
stai rispondendo a