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Premio a metà alle vittime del Forteto. Dalla ex maestra lettera aperta a Nardella

Ce la invia Augusta Gaiarin De Gara. Che già denunciò l'attività di Fiesoli come 'chierichetto'

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Dario Nardella Dario Nardella © Fotocronache Germogli
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Una lettera ricolta al sindaco di Firenze, Dario Nardella. Ce la invia Augusta Gaiarin De Gara, che è stata insegnante che ha avuto tra gli allievi anche bambini del Forteto e poi una dei mittenti (nel 2015) della lettera al vescovo di Fiesole per la questione di Rodolfo Fiesoli che serviva messa e alla presenza dei bambini della frazione (articolo qui). La stessa che promosse a Dicomano la raccolta di firme quando due bambine (dietro pressioni del Forteto) vennero strappate con la forza dalle braccia e dalla casa della nonna per essere riportate nella comunità. La stessa che promosse a Dicomano la raccolta di firme quando due bambine (dietro pressioni del Forteto) vennero strappate con la forza dalle braccia e dalla casa della nonna per essere portate nella comunità. Fu l'episodio in seguito al quale tutti i bambini del Forteto, per ritorsione, furono tolti dalle scuole di Dicomano e spostati alle scuole di Vicchio:

Dicomano, 20 giugno 2021
Caro Sindaco, seguo da più di 30 anni le vicende del Forteto e, insieme a molte delle vittime di quella comunità, ho appreso della sua decisione di insignire del Fiorino d’oro il presidente dei “Minori abbandonati dallo Stato” con sgomento e profondo dispiacere.

È troppo facile premiare una parte sostenuta dai cosiddetti “maestri” e dimenticare chi da decenni lotta con cuore e forza per dare giustizia agli invisibili. Un sindaco, in quanto padre di tutti, dovrebbe essere più attento a quelli che non hanno voce, non farsi influenzare così tanto dai diktat di alcuni e ponderare con saggezza agendo non a vantaggio di chi / cosa divide, ma di ciò che unisce perché solo a partire da un’unione sincera e coerente si può costruire un ponte su cui incamminarsi nella direzione giusta.

Questa celebrazione, mi creda, genera ulteriore tensione e non giova in alcun modo alla lotta che da 30 anni cerchiamo di portare avanti. Non è sufficiente che il processo abbia dato ragione alle vittime. Ci sono ancora vite da ricostruire, legami da riprendere, genitori da riaccogliere, cuori da allargare. È questo l’unico premio che chiediamo!

Non lasci indietro nessuno, caro Dario! Glielo chiedo in nome della fede cristiana e politica che condividiamo. Agisca secondo coscienza e non si pieghi a favorire la faziosità di chi stavolta l’ha mal consigliata.

Non ho nulla di personale contro Giuseppe Aversa. Ce l’ho con chi – in cattiva fede - lo ha scelto come emblema di una battaglia escludendo i tanti ragazzi, uomini e donne che con questa celebrazione prendono l’ennesimo schiaffo da chi li dovrebbe capire, accogliere e aiutare.

Il riconoscimento che noi desideriamo non è il Fiorino d’oro. Il premio per il nostro impegno quotidiano è ogni vita che riusciamo a rimettere in piedi nonostante tutto, con fatica e sacrificio.

Io e le altre persone che in tutti questi anni sono state accanto alle vittime continueremo sempre a stare dalla parte degli ultimi, lasciati purtroppo indietro anche in questa occasione. È un gran peccato.

Un caro saluto
Augusta Gaiarin de Gara

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