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Così ho sconfitto il Covid. Un mugellano racconta il ricovero a Ponte a Niccheri

Il giornalista Riccardo Benvenuti: 'Ti senti una candela che si sta spegnendo'

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Infermieri nel reparto Covid Infermieri nel reparto Covid © N.c.
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Il giornalista mugellano Riccardo Benvenuti, corrispondente de La Nazione e noto anche per essere il capo ufficio stampa dell'autodromo del Mugello, ha raccontato ieri (domenica 10 gennaio) in un lungo articolo sul quotidiano fiorentino la sua battaglia contro il Covid. 

Dalla comparsa dei primi sintomi il 13 dicembre (stanchezza, pesantezza di stomaco, febbre, ma non perdita di olfatto), al tampone con la conferma della positività al Covid. Ma, scrive Benvenuti, purtroppo era solo l'inizio. Racconta poi l'aggravarsi dei sintomi, la limitata autonomia respiratoria e la richiesta dell'Usca di ricovero.

Quindi il periodo il ospedale a Ponte a Niccheri, la gentilezza e vicinanza del personale (vista nei loro occhi, nonostante mascherine e visiere) ma anche il sentirsi come 'una candela che si sta spegnendo'.

Poi i giorni della terapia in reparto e il momento peggiore, quando un vicino di letto si deve arrendere al Covid e la sua salma, al riparo dei paraventi, viene portata via con discrezione. Infine, per fortuna, la terapia che funziona ed il lento miglioramento. E quindi il ritorno alla vita. Fatto di piccole, grandi soddisfazioni: assaporare il cibo, camminare nei corridoi, il pandoro a colazione una mattina. Fino al momento di staccarsi dall'ossigeno, la Messa di Natale seguita alla Tv in reparto e il ritorno a casa, finalmente.

"Dall'ex letto 51 - conclude Benvenuti - è tutto. Non alla prossima".

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