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'Da oggi siamo chiusi. Inutile fare l'asporto'. La triste realtà di un ristoratore che 'non ce la fa

L'intervista realizzata dalla redazione di OK!Firenze

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Il Sindaco coi ristoratori Il Sindaco coi ristoratori © Free-Photos da Pixabay
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Rilanciamo questo articolo della redazione di OK!Firenze perché, anche nel specifico racconta la storia di un ristoratore di Scandicci, è purtroppo applicabile anche a tante realtà del nostro territorio: Non vogliamo in questo articolo parlare del cambiamento delle normative tra zona gialla e zona arancione, anche perché l’argomento è stato molto approfondito in queste ultime ore, ma bensì di cosa può comportare un tale arresto dell’attività a un ristoratore.

Abbiamo avuto il piacere di ricevere e accettare la richiesta di un’intervista da parte di due ristoratori, proprietari di un bar punto pranzo nella zona industriale di Scandicci.

Abbiamo deciso di nostra spontanea volontà di non menzionare il nome del locale, anche perché non deve essere il nome a parlare di se ma bensì il contenuto del messaggio che queste persone voglio mandare a tutti noi.

Buongiorno e grazie per averci accolto nel vostro locale. Da quanti anni avete quest’attività?

Ho preso questo bar con i miei genitori all’età di 21 anni e ormai sono 35 anni che portiamo avanti la nostra piccola attività.

Dovete essere orgogliosi di un tale traguardo... in questi anni la zona industriale di Scandicci ha subito una repentina trasformazione, tutto questo come ha influito sul vostro lavoro?

Noi abbiamo assistito a questa trasformazione e infatti quando abbiamo iniziato a lavorare qua vi erano molte imprese edili impegnate nella costruzione di nuovi capannoni. Era un luogo molto fiorente con nomi importanti di argenterie e pelletterie con tante speranze. Gli anni sono passati e siamo giunti alla prima grande crisi economica del’98, susseguita da quelle del 2008 e 2013.

E nonostante tutto avete sempre tenuto duro e non vi siete mai persi d’animo?

Non ci siamo mai persi mai d’animo perché la zona si è ancora una volta trasformata e il settore della pelletteria ha preso notevolmente campo. Poi nel nostro piccino abbiamo dovuto apportare numerosi cambiamenti nella gestione della nostra attività con una più attenta gestione delle spese ma soprattutto una miglior gestione del personale.

Purtroppo il 2020 sarà un anno ricordato per la diffusione del virus Covid-19 e a tal proposito come avete preso la prima chiusura di Lockdown?

La prima chiusura di lockdown è stata una vera e propria mazzata perché mantenere chiusa un’ attività con delle spese fisse per due mesi e mezzo possiamo garantire che è veramente impossibile. Alla riapertura abbiamo nuovemente dovuto modificare il nostro locale con tutti gli accorgimenti per un’adeguata sicurezza degli ambienti interni come previsto dal DPCM.

Quali misure avete adottato per garantire la sicurezza dei vostri clienti all’interno della vostra attività?

Abbiamo riaperto il nostro locale in ritardo rispetto agli altri ristoratori perchè abbiamo voluto mettere al primo posto la sicurezza dei nostri clienti. In primo luogo abbiamo predisposto le sedute in osservanza della normativa sul distanziamento, risultato: il 50% in meno di posti disponibili. Come potrai vedere ogni tavolo è predisposto di un separatore in plexiglass per permettere alla nostra clientela la consumazione del pasto in completa sicurezza. Infine abbiamo acquistato un sanificatore all’ozono che a fine di ogni giornata lavorativa attiviamo per sanificare tutte le superfici interne, numerosi dispenser con gel disinfettante e tutti quei prodotti che garantiscano una sanificazione delle superfici di appoggio e calpestabili.

Sappiamo che il Governo ha predisposto vari aiuti economici in merito, avete avuto qualche contributo per tutte queste spese sostenute?

Anche questa è stata una beffa perché doveva essere restituito sotto forma di credito di imposta il 60% della spesa sostenuta con tanto di fattura quietanzata, ma a causa delle numerose richieste di rimborso presentate all’Agenzia delle Entrate abbiamo ottenuto in realtà il 15% del 60%, che alla fine dei conti corrisponde a un rimborso totale del 9%.

Dalla vostra riapertura come è stato l’andamento del lavoro?

Quando abbiamo riaperto eravamo preoccupati per la capienza ridotta da dedicare alla clientela, ma in realtà mancavano i clienti e tutt’oggi viaggiamo a un regime del 40%.

Dopo la triste comunicazione che la Toscana da domani rientrerà nella fascia arancione, con le conseguenti restrizioni, cosa pensate di fare e come è il vostro morale?

Da domani saremo chiusi. Ormai la “favola” dell’asporto non illude più nessuno di noi del settore e quindi non rimane altro che contenere gli oneri e le spese con la chiusura. Stamani abbiamo avuto il compito di avvisare e salutare i nostri clienti fedeli che ci sono stati accanto in questo periodo triste e difficile. Non sono mancati i momenti in cui l’emozione ha preso il sopravvento sulle parole e l’unica speranza che abbiamo è solo quella di tornare a riaprire la nostra saracinesca e accendere le luci della nostra vetrina. Una luce che aspetta di brillare per ogni lavoratore coinvolto in questa triste vicenda.

Volete mandare un messaggio a tutti quei lavoratori in difficoltà?

L’unico messaggio da mandare in questo momento è di fidarsi e contare solo su stessi, perché lo Stato ci ha lasciato soli per l’ennesima volta.



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Commenti 2
  • Mugelli Giampiero

    Sono nel cuore di questi ragazzi e in tutti coloro che lavorano in ogni campo costretti a chiudere oppure hanno perso il lavoro. Questo è un virus che ha due scopi: togliere libertà con la mancanza del lavoro e riportare le popolazioni 30 anni indietro. L'altro far girare soldi come mai visti nella OSM con il vaccino e altre menate

    rispondi a Mugelli Giampiero
    gio 12 novembre 2020 08:58
  • Emanuele

    Purtroppo hai completamente ragione...credo che il peggio deve ancora arrivare il Covid è nato per finire male a livello economico sociale...

    rispondi a Emanuele
    gio 12 novembre 2020 12:18