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Quando il Covid è un inferno: "Mia suocera è morta e suo marito è stato dimesso dopo 75 giorni"

"Non ho potuto abbracciare mia moglie quando sua madre è morta di Coronavirus"

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Quando il Covid è un inferno: "Mia suocera è morta e mio suocero è stato dimesso dopo 75 giorni" Quando il Covid è un inferno: "Mia suocera è morta e mio suocero è stato dimesso dopo 75 giorni" © n.c.
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Francesco (nome di fantasia) risiede in un comune della provincia di Firenze. Durante il lockdown sua suocera è morta a causa del Covid-19 e soltanto ieri il padre di sua moglie è stato dimesso dall'ospedale dopo 75 giorni di ricovero.

Francesco ha raccontato questi ultimi due mesi e mezzo in un intenso post sul suo profilo Facebook. Un racconto sincero e duro che fa comprendere quanto sia distruttiva la forza del Coronavirus e della malattia che provoca. E' stato lui ad assistere alla sepoltura di sua suocera e non ha potuto abbracciare e consolare sua moglie quando ha saputo di aver perso la madre. Erano entrambi in quarantena, non potevano toccarsi o avvicinarsi seppure vivessero nella stessa casa.

A lui e sua moglie hanno fatto il primo tampone dopo quasi un mese dal ricovero del suocero.

"Domenica 8 marzo noi ed i miei cognati abbiamo dato il cambio alla badante di mia suocera, come da contratto, mia suocera circa un anno fa aveva avuto delle ischemie che ne avevano minato la lucidità e l'autosufficenza. Lunedì 9 marzo l'Italia intera entra in lockdown. Dal 13 i miei cognati e mio suocero iniziano ad avere malesseri ripetuti, in particolare per mio suocero viene richiesto spesso al sostituto del medico curante (in malattia) di richiedere il 118, cosa che avviene giovedì 19 alle ore 20.30; io lo apprendo di ritorno a casa dal turno di pomeriggio. Inizia la giostra di ansia e paura: Sarà malato? Avrà il Covid?

Venerdì 20, non posso andare a lavoro...non ho la certezza se mio suocero abbia o meno il Covid, chiamo in ditta mi danno un numero Asl per l'emergenza che a sua volta mi rimanda un numero verde; chiamo mi intimano di non recarmi a lavoro (come avrei fatto io) nel frattempo apprendiamo da Facebook che mio suocero è positivo. Il sindaco (GIUSTAMENTE) avverte la popolazione del primo caso in paese, e di attenersi alle restrizioni. Siamo noi penso, non c'è altra soluzione..poco un'amica di famiglia, allertata dall'ambulanza della sera prima ed essendo a conoscenza dello stato di mia suocera, chiama mia moglie e i suoi fratelli che non possono risponderle quindi chiama mio suocero che la mette al corrente della situazione. SOLO DOPO ci chiama l'ospedale, scattano le misure, quarantena di 14 giorni ed isolamento domiciliare: se alla scadenza dei 14 giorni non si hanno avuti sintomi siamo fuori. A me partono dall'8 marzo ultimo giorno che ho visto mio suocero, a mia moglie dal 19, giorno del ricovero, perchè la mattina portò a suo padre un saturimetro, ma pur mantenendo distanze e protezioni entrò in casa
"Mi scusi ma dovrebbe partire anche a me dal 19, viviamo insieme", faccio presente all'ospedale e mi sento dire: "Mantenete le distanze".
Mi viene sbagliato il certificato di quarantena, anzichè dal 20 al 23 (da quando cioè ci è stato comunicato). Quarantena dall'8 al 23 marzo così mi viene certificato di averla violata essendomi recato a lavoro, il tutto si risolve mandando una lettera all'Inps.

Mio suocero via via peggiora, la paura sale, precipita. Prima la mascherina, poi il casco, la cura contro l'artrosi sembra funzionare, poi nulla viene intubato.

Io e mia moglie viviamo per 25 giorni separati, dormendo in due stanze diverse, usando 2 bagni diversi, per fortuna la casa che prendemmo in previsione di avere figli li ha. I primi tre giorni lei vive in camera, le cucino e porto i pasti sul carrello davanti alla porta, poi lo igienizzo e lo sposto. Per 25 giorni non ci siamo toccati, le ho cucinato, pulito, disinfettato tutto, lei è sempre stata con la mascherina.

Torniamo al 21 marzo, prima che mio suocero fosse sedato riuscimmo in qualche maniera a fargli avere dei messaggi, era impossibile contattarlo; nel frattempo mia suocera peggiora. La sera di lunedì 23 marzo viene portata all'ospedale, il lockdown ci impedisce di uscire, in video-chiamata con la badante la vediamo portar via da infermieri completamente imbacuccati, il 24 le condizioni di entrambi non sono buone....La mattina del 25 marzo una nevicata copiosa a vento imbianca tutto, mio cognato chiama, è stato contattato dall'ospedale.... mia suocera è morta....da sola, in ospedale, circondata sì dalle infermiere, ma da sola.... Ovvio momento di sconforto, dopo 2 ore non c'è più neve, la paura di perdere entrambi attanaglia lo stomaco, l'essere bloccati in casa, non poterli vedere nè sentire fa uscire di testa...e la disperazione ti sussurra in un orecchio...per non essere lucidi...

Il giorno 27 vado con mio cognato a seppellire mia suocera, io posso, sono fuori dalla quarantena, l'unica cosa che posso fare per mia moglie è portarle un filmato mentre la seppelliscono...la sera rannicchiata sul divano si guarda e riguarda quel video, come una bambina a cui si è rotta la bambola preferita...e non la posso toccare....l'unica cosa che mi ha concesso quando è morta sua madre è stato mettersi i guanti e stringerle la mano....ha paura di essere positiva, mi vuole tutelare.

Ogni giorno inizia e finisce con telefonate, al reparto, all' Asl, alla misericordia per farsi fare la spesa; mio suocero impercettibilmente migliora, resta in terapia intensiva ma migliora, ha forti difficoltà polmonari, chi lo conosce sa che tocco di uomo sia, nonostante i 78 anni ti spezza in due.... Passano i giorni, si avvicina il 2 di aprile, giorno in cui finisce la quarantena di mia moglie e possiamo riabbracciarci.... Infine il 1 aprile ci viene richiesto il tampone, perchè contate che per 20 giorni dall'inizio di tutto non sono stati richiesti.....e si riparte....finchè non ci fanno il tampone non possiamo uscire, non possiamo toccarci...e perchè siamo gente con la testa dritta, non abbiamo messo piede sul pianerottolo e non ci siamo sfiorati...ma dall'Asl nessuna chiamata, nessun controllo se stessimo effettivamente rispettando l'isolamento....spesa dalla misericordia, mio cognato che era libero si barcamenava tra la sua famiglia e le sorelle, a portare cose di cui potevamo aver bisogno..

Il 10 ci fanno il tampone; il giorno di Pasqua mi chiamano e mi dicono che son negativo....a voce....esigo una mail per il lavoro...me ne arriveranno 4, da 4 indirizzi diversi 2 giorni dopo, la "fortuna" è che la ditta dove lavoro in quelle settimane era in cassa integrazione per l'emergenza...del tampone di mia moglie non sappiamo niente. Io il 14 ci chiamano e ci dicono che anche lei è negativa... si riparte come tutta italia vado a lavoro con l'autocertificazione e rientro a casa, tutti i giorni, esco solo una volta a settimana per fare la spesa a me, a volte alla cognata ed alla badante, che sono chiuse in casa perchè positive....ma sempre una volta a settimana.

Mio suocero migliora, dalla terapia intensiva viene spostato in un altro ospedale, dove sarà praticamente parcheggiato per circa 2 settimane, da solo in camera, pochi infermieri per tanti pazienti Covid. Infine si negativizza e viene spostato in altra struttura per la riabilitazione, i miei cognati dopo 60 giorni ed infiniti tamponi si negativizzano ed escono di casa; il 21 maggio mio suocero apprende della scomparsa della moglie, il 22 maggio la badante è finalmente negativa dopo due mesi in casa, con il mondo che stava andando a ramengo e la sua famiglia in un altro continente....le viene comunicato telefonicamente e poi con certificato via mail...il giorno dopo richiamano dicendo che sarebbero andati a fare i tamponi (!!!!!!) Poi tutto risolto.
Ora, questa situazione ha colpito tutti in un modo o nell'altro, chi con lutti, chi ha visto vanificare i sacrifici di una vita, chi ha dovuto gestire la solitudine, chi i figli bloccati in casa. Troppe persone prendono sotto gamba il Covid ma non hanno una minima idea di quanto sia distruttivo.

Oggi, finalmente, mio suocero è tornato a casa".

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