Scrive il nostro lettore, un infermiere, in una bellissima lettera: C’è una cosa buona che questo mostriciattolo invisibile che chiamiamo CORONAVIRUS ha fatto, ha dato visibilità ad una categoria professionale troppo spesso dimenticata. Politica e società civile improvvisamente si sono resi conto che ogni giorno dell’anno ci sono persone che vegliano su di loro, li proteggono, li soccorrono, li curano e li confortano.
Sì, perché gli infermieri ci sono sempre, non solo in questi giorni bui ma 365 l’anno. Non importa se fino a ieri eravamo solo degli scansafatiche, dei mangiapane a tradimento e le colleghe tutte signorine e signore poco perbene. Magicamente avete scoperto che ci siamo. Ci siamo il 25 Dicembre, quando tutti siamo con le nostre famiglie al tavolo del pranzo natalizio e noi invece dobbiamo lasciar tutto e tutti, magari figli piccoli che non capiscono perché mamma o papà devono andar via, ci siamo il lunedì di Pasqua, quanto tante belle famigliole vanno a far gita fuori porta, ci siamo d’estate, quando al Mugello centinaia di centauri si credono in moto GP, ci siamo quando il percorso è giunto al termine e siamo di conforto a chi resta, ci siamo quando il dolore ti assale, ci siamo quando l’anziano ricoverato è assalito suo malgrado dalla sindrome dell’ospedalizzazione e lancia oggetti o rischia di farsi male, ci siamo alle 4 del mattino quando l’adolescente arriva un po' troppo sbronzo e tu li che nonostante abbia già visto altre 40 persone cerchi ci distogliere i genitori dal proposito che una bella bussata sarebbe salutare, ci siamo quando ci urlate contro perché sono le 14 e 05 ed il vostro appuntamento era alle 14, ci siamo quando lotti tra la vita e la morte in una rianimazione; ci siamo anche se che ci insultate, se ci denunciate …ci siamo.
La nostra è una professione ,e non un semplice lavoro; che implica dignità e rispetto verso l’essere umano chiunque esso sia, non esistono per noi distinzioni tra razza, sesso, genere o religione la vita umana va avanti a tutto e nonostante sia una professione pregna di sofferenza e dolore la facciamo con professionalità, umanità e dignità.
Un abbraccio, per quanto possa essere caloroso, incoraggiante e stimolante, è come un alito di vento: ti dà sollievo ma passa. Ciò che vorremmo restasse, invece è la consapevolezza collettiva che questa nostra professione merita RISPETTO.
Un Infermiere
renato chiarelli
non ho mai avuto dubbi !! Grazie a Tutti, estesi alle nostre misericordie.
Mauro Carta
Complimenti per questa lettera di questo infermiere, hai scritto la pura verità, grazie a chi di voi si dedica alla nostra salute e i nostri bisogni, vi sarò sempre riconoscente. Mauro
giuseppe brazzini
Per me ci siete stati sempre, molte volte, anche un 31 dicembre. Grazie.