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La diffusione del virus e i rientri verso il centro e il sud. La lettera di un pugliese fa pensare.

Lontani da casa, spesso per pochi mesi e senza neanche il medico di base a cui rivolgersi. I rientri dal Nord hanno delle motivazioni

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Riprendiamo la notizia dal giornale "Coratolive.it" che ha pubblicato una lettera di un pugliese, che si firma fratello pugliese che scrivere «in rappresentanza di tutti quei pugliesi che, temporaneamente al Nord, sono considerati non più graditi in Puglia». Un discorso che si può facilmente estendere non solo alla Puglia ma a tutte le regioni del centro e del sud Italia.

La sua lettera è amara ma ben rappresenta lo stato d’animo di chi è costretto a rimanere al nord pur avendo famiglia e parenti al centro o al sud. Dopo l’appello del governatore della Puglia che si dice «amareggiato per l'atteggiamento assunto dai suoi corregionali in queste giornate critiche di emergenza sanitaria» i pugliesi (e non solo) sono atterriti e guardano come “untori”chi ha sentito il bisogno di tornare a casa.

Scrive Giovanni Sgarra: “Eppure bisognerebbe ricordare ai politici pugliesi e ai tanti commentatori e opinionisti nati sui social network che i pugliesi al Nord non sono “irresponsabili e spregevoli untori pronti a diffondere il virus tra i loro familiari pugliesi”, non sono irresponsabili persone che vogliono mandare al collasso la sanità pugliese. Sono i loro figli, i loro fratelli, che vivono al nord (a volte anche da pochi mesi) in modo temporaneo, vivono soli, in monolocali senza parenti e contatti fidati e a volte senza un supporto medico.
È veramente così sbagliato, in condizioni di salute ottimali, mettersi in macchina o in treno per tornare nelle proprie case di residenza e affrontare questo momento in isolamento con la propria famiglia? Chiedetelo alle mamme pugliesi di figli che studiano a Roma, a Firenze e che tornano a casa visti e trattati come “untori”. Chiedetelo ai figli che non potranno rivedere i papà... La verità è che chi parla, molto spesso, non ha mai provato e vissuto la vita da emigrante.”

In questa emergenza tutto sembra difficile da comprendere ma il ragionamento di questo signore è chiaro. Sareste voi rimasti lontano da Firenze o dal vostro paese nelle stesse condizioni? E cosa dire dei tanti che quando ancora si poteva circolare, ma il virus era già attivo e non mancavano le raccomandazioni, sono andati in vacanza a Ischia o son venuti a visitare Firenze?
Impariamo a immedesimarci nell’altro e cerchiamo di avere rispetto delle regole del momento ma senza colpevolizzare nessuno.

Roberta Capanni

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