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I terremoti nel Mugello tra scritti e documenti inediti. Prima puntata

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I terremoti nel Mugello tra scritti e documenti inediti. Prima puntata I terremoti nel Mugello tra scritti e documenti inediti. Prima puntata © n.c.
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Nella foto qui sopra: Una immagine iconografica di Sant’Agata di Mugello nel sec. XVIII. - (Prima Parte). In questo 2019, mese di giugno, ricorre il Centenario del disastroso terremoto del 29 giugno 1919, che tanti danni e lutti causò alla popolazione mugellana, segnatamente nel comune di Vicchio e in particolare a Rupecanina, Molezzano, Villore, Ampinana, Gattaia, Le Caselle, Vespignano, Casole, Rostolena. E in modo più ridotto, ma pur sempre violento, nei comuni di Dicomano, Borgo San Lorenzo, Barberino, Scarperia, San Piero a Sieve, quindi nell’Alto Mugello fra Firenzuola, Marradi e Palazzuolo, sconfinando poi nella cosiddetta Terra del Sole dopo il Varco del Muraglione  verso San Benedetto in Alpe, Portico di Romagna Tredozio, Rocca San Casciano e Dovadola. Prima di entrare nel contesto del terremoto del 1919 vogliamo ricordare i terremoti che nel corso dei secoli hanno colpito il nostro territorio, ricordato dagli scienziati in sismologia “terra ballerina”.

Terremoto del 12  giugno 1542.

Nel 1987 il Prof. Filippo Bellandi, preside della Scuola Media Statale “Giovanni della Casa” di Borgo San Lorenzo, fu coautore con il prof. Dennis E. Rhodes di un bel libretto con la testimonianza di un anonimo personaggio che di passaggio da Firenze  verso il Mugello proprio il giorno del Terremoto, redasse un diario, poi stampato e ritrovato addirittura a Londra nella Biblioteca del British Museum. Ma altre persone lasciarono  testimonianze dirette  di quell’evento catastrofico (morirono  centinaia di persone  e furono rase al suolo tante abitazioni, chiese, castelli, palazzi e ville); altro testimone oculare fu Padre Sebastiano Vongeschi di Cutigliano (Pistoia) il quale in viaggio verso un Convento di Faenza  si trovò proprio al centro del Mugello durante il disastroso terremoto. La sua descrizione è perfetta, minuziosa; villaggio per villaggio, quantificando i morti e le distruzioni. Questo manoscritto in carta pecora si trova nel Cap. I°  del Volume  F.740 a carte 98 e 99 dell’Archivio di Stato di Pistoia (molto gentilmente ci fu fatto fotografare 30 anni orsono), e che faceva parte del Patrimonio Ecclesiastico di quella città. Sempre a proposito di questo terremoto esiste un altro eccezionale documento manoscritto che si trova nell’Archivio Storico della Pieve dei SS. Jacopo e Antonio di Fivizzano in Lunigiana ( Massa) nel resoconto faldone I° libro della Compagnia del SS. Sacramento (1481-1583). Chi l’abbia scritto e come sia finito in quel Cronichum, non è dato sapere. Anche in questo caso la descrizione di cosa avvenne nel Mugello è quasi gemella dei precedenti manoscritti. Di entrambi siamo in possesso.

Terremoto del 4 marzo 1611 

Di questo terremoto che causò anch’esso danni e morte esiste un ricordo su una pietra nel Palazzo de Vicari di Scarperia, e noi ne abbiamo una copia tratta dal Regio Archivio di Stato (n. XCII – Filza II). Lunga la nota delle rovine che giunsero anche nelle Romagne. Di questo terremoto parla anche il Priore di Sant’Andrea a Cerliano don Matteo Pinelli, il quale nel suo straordinario diario manoscritto non solo cita i drammi del suo popolo ma  trascrive anche le spese che dovette pagare per il ripristino e il restauro della sua chiesa e l’acquisto di due campane che si ruppero cadendo a terra. Don Pinelli ricorda anche i danni che subì la “Terra della Scarperia”, le rovine delle case, il crollo delle mura, la caduta del campanile dei preti della Propositura con morti e sepolti vivi. Deve  essere stato anche questo sisma una grave sciagura per il Mugello, perché anche gli altri paesi ebbero distruzioni, morti e feriti.

Terremoto del 1 settembre 1723.    

Il poeta Giovan Battista Fagioli sotto la data del 1 settembre 1723 registrata nel suo diario manoscritto inedito della Biblioteca Riccardiana, la seguente nota: “ Avviso di tremoto (!!) in Mugello e che una Madonna, detta la Madonna dè Tremoti, a Scarperia, abbia alzato gli occhi al cielo e poi abbassato il capo”. Questo affresco attribuito a Filippino Lippi fu eseguito nel 1542 dopo quel disastroso terremoto. Gli abitanti di Scarperia sono molto devoti a quell’Oratorio all’ingresso del paese. Questo sisma colpì soprattutto la zona di Sant’Agata, Marcoiano e Galliano.   

Terremoto del 6 febbraio 1835.

Di questo terremoto c’è il prezioso manoscritto di don Lino Chini, scrittore, storiografo del Mugello, facente parte della famiglia di artisti, scenografi, ceramisti, ornatori e decoratori, che custodiamo nel nostro archivio. Scrive prete Chini: “ Non avendo compiuto un anno quando la sera del 6 febbraio 1835 nelle ore tarde di notte mentre io ero in camera solo solo me la dormivo  tranquillo nella cosidetta “zana” o culla di “vimini”, venne repente una scossa di terremoto così forte così gagliarda che mi scaraventò in terra in mezzo alla stanza. La mamma Caterina, il nonno Vincenzo, e gli zii che erano di sotto cominciarono ad urlare. Mia mamma mi prese  in braccio e tutti scappavano  e in poco tempo i vicini furono fuori dalle case in mezzo alla strada, urlando disperati e correndo al tempio del SS. Crocifisso per implorare  misericordia e salvezza…furono tempi terribili “.  L’epicentro fu Borgo San Lorenzo che ebbe molti edifici crollati e lesionati ma fortunatamente furono solamente tre i morti e tanti feriti. L’onda del sisma  giunse anche a Vicchio e Dicomano. In ricordo di questo evento Giuseppe Bezzuoli all’epoca Direttore dell’Accademia  Granducale delle belle Arti di Firenze dipinse una grande tela all’interno del Santuario del SS. Crocifisso e collocata davanti all’Altare Maggiore raffigurante “l’Angelo Consolatore che dall’alto protegge il castello del Borgo San Lorenzo”. Una raffigurazione bellissima, che ancor oggi i borghigiani ammirano con profonda fede. ( Continua)

 

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