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Forteto: Marzetti risponde a Rossi. La Regione Toscana ha finanziato per anni il guru della setta senza mai controllare

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Forteto: Marzetti risponde a Rossi. La Regione Toscana ha finanziato per anni il guru della setta senza mai controllare Forteto: Marzetti risponde a Rossi. La Regione Toscana ha finanziato per anni il guru della setta senza mai controllare © n.c.
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E' stato un fulmine a ciel sereno, una vera sorpresa che nessuno si aspettava, quello della lettera del Presidente della Regione Enrico Rossi sulla richiesta danni di 5 milioni di Euro alla Cooperativa il Forteto. Una richiesta inaspettata e fuori luogo, poiché come sottolinea il Commissario Marzetti nella sua lettera (sotto riportata) "la Regione Toscana non si è costituita parte civile nel giudizio penale definito dalla Suprema Corte di Cassazione ". Consigliamo la lettura completa della risposata del Commissario Governativo Jacopo Marzetti, la quale ci permette di capire come sia stato possibile la creazione del "Sistema Forteto".  A seguire la risposta integrale del Commissario Governativo Jacopo Marzetti.


Egregio Presidente riscontro la Sua comunicazione del 6 agosto u.s. e - anche in ordine alle dichiarazioni a mezzo stampa in cui Ella ha richiesto al sottoscritto dapprima di “fare il suo lavoro” e in seguito di “rispondere formalmente” - rilevo quanto segue. In via preliminare non posso sottacere la mia sorpresa nel leggere le Sue affermazioni che - in considerazione dei rapporti caratterizzati dalla massima collaborazione tra la gestione commissariale e la Regione Toscana nell’esclusivo interesse delle vittime e dei lavoratori del Forteto - avrebbero certamente potuto e dovuto essere precedute da un contatto in via informale e non già mediante comunicazione a mezzo pec e ciò per due distinti ordini di motivazioni. Da un lato perché la Sua comunicazione ha causato forti preoccupazioni sulle vittime, sui soci e più in generale su tutti i lavoratori dipendenti ed ha altresì causato allarme presso gli istituti di credito ai quali si rivolge la Cooperativa con ciò rischiando di causare anche dei problemi finanziari ad una realtà economica che rappresenta uno dei cardini dell’economia locale. Dall’altro lato perché avrebbe evitato ad entrambi l’imbarazzo di dovermi costringere a rispondere formalmente alla Sua Amministrazione contestando, come mi vedo obbligato a fare, la fondatezza delle richieste risarcitorie. Mio malgrado, non posso non evidenziarLe che, come in realtà Le dovrebbe essere ben noto, la Regione Toscana non si è costituita parte civile nel giudizio penale definito dalla Suprema Corte di Cassazione con la sentenza n. 3346 del 22 dicembre 2017 (richiamata nella Sua comunicazione del 6 agosto 2019 a sostegno delle asserite pretese creditorie) e proprio in considerazione di tale circostanza il sottoscritto Commissario Governativo non Le ha mai inviato nessuna comunicazione formale non avendo, ad oggi, la Regione Toscana alcuna legittimazione attiva rispetto alla Cooperativa. Nella predetta sentenza è infatti espressamente stabilito che: “Dunque nel caso di specie coloro che non hanno esteso la costituzione di parte civile nei confronti della Cooperativa e non hanno depositato le proprie conclusioni in udienza nei confronti del responsabile civile sono Donatella Fiesoli, Marika Corso tutti gli Enti pubblici territoriali (Regione Toscana [..omissis..]) e pertanto per essi manca oltre alla vocatio in ius - che non sarebbe necessaria ad opera di tutte le parti civili - la stessa domanda risarcitoria...”. Il grossolano errore commesso dall’Amministrazione Regionale con la lettera del 6 agosto u.s., crea gravi difficoltà dal punto di vista politico ed istituzionale. L’assoluta infondatezza della richiesta di risarcimento danni rischia, inoltre, di innescare una escalation negativa nei rapporti intercorrenti tra la Regione e la Cooperativa. Ciò in quanto, sino ad oggi, avevo ritenuto utile ed opportuno non stigmatizzare negativamente l’atteggiamento omissivo, in termini di vigilanza e controllo, posto in essere dalla Regione nel corso dell’ultimo trentennio nei confronti della Cooperativa che, per converso, ha goduto sempre di ampi riconoscimenti ed elogi da parte della stessa e ciò anche successivamente alle prime condanne penali dei suoi responsabili. Tale decisione era frutto di una valutazione circa una generalizzata esigenza di pacificazione e normalizzazione ed anche dell’opportuno “basso profilo” che la Regione aveva adottato nell’ultimo periodo sulla predetta vicenda. La lettera del 6 agosto però, visto il suo tenore, rischia seriamente di costringere la Cooperativa, che oggi io rappresento per volontà governativa, a dover cambiare radicalmente siffatta impostazione. Ad ogni buon conto, assodato che, allo stato, la Regione Toscana non ha alcun titolo legittimo per chiedere alcunché alla Cooperativa, è evidente che qualsivoglia richiesta risarcitoria da parte della Regione andrebbe esercitata nelle opportune sedi giudiziarie con l’adeguato supporto probatorio circa l’eventuale danno richiesto alla Cooperativa essendo chiaro che, in tale ipotesi, quest’ultima sarà costretta a spiegare domanda riconvenzionale nei confronti della Regione al fine di ottenere il ristoro dei danni subiti dalle vittime del Forteto e pagati dalla Cooperativa, per non aver la Regione Toscana posto in essere la necessaria attività di vigilanza e controllo nonché di intervento, come sopra già ricordato. Nel merito, va ribadito un certo sconcerto per la richiesta risarcitoria formulata dalla Sua Amministrazione per fondi versati alla cooperativa laddove andrebbe considerato che tutti i finanziamenti (tranne uno del 1999) sono stati evasi dalla Regione successivamente all’anno 2000, ossia dopo la condanna emessa dalla C.E.D.U. per le violenze subite da una vittima e che quindi risulta inequivocabilmente che la Regione era perfettamente a conoscenza della predetta condanna e che nonostante ciò abbia continuato a concedere numerosi finanziamenti al “Guru” della Cooperativa e alla sua “Setta”. Ebbene, proprio oggi che la Cooperativa si sta finalmente liberando dall’ignobile e famigerato “sistema Forteto” che ha caratterizzato la Cooperativa nell’ultimo trentennio, la Sua Amministrazione pone in essere un tentativo - del tutto tardivo e maldestro - di voler dimostrare la presa di distanza della Regione dai tragici fatti del Forteto, che hanno altresì condotto al recentissimo insediamento della commissione di inchiesta nazionale; il tutto peraltro in concomitanza dell’emersione di un fatto analogo assurto recentemente all’attenzione dei media, ossia i tragici fatti di Bibbiano. In ogni caso, sul punto ci si chiede come mai la Regione abbia manifestato la volontà di ricevere dei risarcimenti da parte della Cooperativa, che al massimo potrebbe rispondere solo per responsabilità oggettiva, e -come ci risulta- non abbia fatto altrettanto nei confronti degli autori materiali dei reati accertati, compresi gli ex Amministratori della stessa, in passato così “incensati” da tutte le Autorità Territoriali, Regione compresa. Peraltro, non si comprende nemmeno per quale motivo la Regione Toscana abbia inteso ingerire nell’attività della Cooperativa dando indicazioni circa il risarcimento alle vittime accertate posto che il Governo, nel conferire l’incarico al Commissario, ha già dato abbondanti indicazioni in tal senso e che quindi siffatta interferenza potrebbe ingenerare un cortocircuito istituzionale. Per converso, visto che sino ad oggi la Regione non ha provveduto ad effettuare alcuno stanziamento in favore delle vittime del Forteto, considerato il fatto che, faticosamente e con le proprie limitate risorse, la Cooperativa, in ossequio alla provvisionale ed alla conseguente obbligazione solidale stabilita dalla Cassazione, ha provveduto a risarcire le vittime accertate del Forteto (salvo poi provare a recuperare i relativi importi dagli autori materiali dei reati) e che inoltre, il sottoscritto, tra le prime attività poste in essere quale Commissario Governativo, ha avviato un’intensa attività (tutt’ora in corso data la sua oggettiva difficoltà) con gli avvocati delle vittime proprio al fine di riconoscere loro un giusto risarcimento economico, ebbene, in questo contesto, ritenuto che sono comunque presenti delle vittime non accertate dalla predetta sentenza (per errori o omissioni nella costituzione di parte civile, per prescrizione, per insufficienza di prove ecc.), preso atto della attuale volontà della Regione di occuparsi anche materialmente delle vittime, suggeriamo vivamente di porre in essere un’azione sinergica con la Cooperativa volta a completare i risarcimenti magari mediante la predisposizione di un fondo alimentato dalla Regione e destinato ai risarcimenti delle vittime non accertate dalla citata sentenza di Cassazione. In questo contesto, sarebbe altresì opportuno da parte della Regione uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate, naturalmente autonomo ed ultroneo rispetto alla pretesa risarcitoria avanzata dalla Sua Amministrazione, in favore delle vittime al fine di aiutarle nei progetti di recupero psicologico che, fino ad oggi, appaiono del tutto insufficienti. Alla luce di quanto sopra Le estendo un formale invito a visitare la Cooperativa - come già fatto dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e dalla Vice Presidente della Camera Mara Carfagna – anche affinché in tale occasione si possa chiudere definitivamente l’episodio e rassicurare così l’ambiente con tutte le implicazioni connesse. Inoltre potrà, come istituzione pubblica, unirsi al coro unanime di disappunto per il fatto che un tale scempio, dove le vittime sono stati bambini mandati dallo Stato nella totale assenza appunto delle istituzioni pubbliche, si sia protratto per anni senza la vigilanza degli organismi territoriali preposti.

 

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