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Forteto. Una lettera ad Artemisia, con delle perplessità

Da una lettrice

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Forteto. Una lettera ad Artemisia, con delle perplessità Forteto. Una lettera ad Artemisia, con delle perplessità © n.c.
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Lidia Giannelli, nostra lettrice, ci invia questa riflessione sulla questione del Forteto, in risposta all'ultimo intervento dell'associazione Artemisia e alla lettera inviata da questa al Ministro (clicca qui): Proprio per evitare malintesi o risentimenti, come qualcuno vorrebbe rilevare, mi appare necessaria una richiesta di ulteriori informazioni, che consentano di comprendere bene il ruolo della Associazione Artemisia nei confronti delle Vittime del Forteto. Prima sembrava che " le vittime fossero tutte uguali" , se ho ben capito. Successivamente, invece si legge che ANCHE PER ARTEMISIA, LE VITTIME del Forteto NON SONO TUTTE UGUALI.  E a questo punto che si inseriscono le mie, credo diverose, osservazioni. C'è DIFFERENZA tra il giorno e la notte FRA I SOCI FONDATORI "REDENTI E PENTITI" ( DOPO ESSERE STATI PERSECUTORI) E I SOCI FONDATORI INCAPACI DI REAGIRE AL "SISTEMA", MA CHE NON HANNO TORTO UN CAPELLO A NESSUNO e che, anzi a differenza dei " pentiti" , hanno subito a loro volta, violenze e soprusi. Perché non può essere considerato uguale chi abusa e poi si pente e chi , purtroppo , ha solo il torto di essere incapace di reagire, ma solo di subire. Altra valutazione, oserei , con rammarico , il tentato svilimento della ruolo della Associazione delle Vittime, che si ', non le comprende tutte , MA INCLUDE proprio QUELLE DIMENTICATE dallo Stato e dalla Legge , perché PRESCRITTE . E se non fosse stato per l'Associazione delle Vittime, molti di noi sarebbero rimasti all'oscuro della loro esistenza. Poi , e non di secondario significato, pare il volersi attribuire ( Artemisia, sovvenzionata da fondi pubblici) un ruolo primario , rispetto a chi ha lavorato duramente e ininterrottamente per oltre 10 anni, con i propri mezzi economici e dedicando il proprio tempo, e per ridare dignità a chi era stata brutalmente tolta. Senza contare la sofferenza nel rivivere per tutti questi anni , quanto, con tanta fatica, senza però riuscirci, si era cercato di lasciarci di lasciarci alle spalle Non ho letto il bando di Concorso PUBBLICO, quindi non conosco nello specifico quali compiti si sia aggiudicata questaArtemisia , che tipo di sostegno dovrebbe effettuare. Ma trovo alquanto singolare, anche e soprattutto dal punto di vista deontologico , che professionisti che si occupano del sostegno, sotto qualsiasi profilo , possano promiscuamente seguire o meglio sostenere sia le vittime che i loro persecutori. So con certezza che , se non ci si sottopone a una terapia di gruppo, uno psicoterapeuta non può, nel rispetto del codice deontologico, sostenere gli interi membri di una a famiglia, specialmente quando il ricorso alla terapia e' determinato da condizioni conflittuali interne. Infatti pare che quasi tutte le vittime abbiamo abbandonato questo percorso, perche il disagio determinato da questa promiscuità era maggiore dei probabili benefici . Artemisia si pone la domanda del perché proprio chi aveva più bisogno di aiuto se ne sono quasi tutti andati? Invece appare a chi legge ( forse perché "gnorante e arrogante" quindi incapace di interpretare correttamente, come qualcuno scrive) che Artemisia, invece di PORSI IN MANIERA CORALE PER RAGGIUNGIMENTO DI FINI COMUNI con la Associazione delle Vittime del Forteto, CONTINUI CON IRRIVERENTI DISTINGUO. Sembra Attribuire quasi un ruolo marginale. E questo è ciò che più colpisce l'anima di chi, come me, ha condiviso insieme alla Associazione delle Vittime, passo per passo di questa battaglia verso la richiesta di Giustizia. Forse delle delucidazioni, a fronte di queste perplessità, potrebbero essere necessarie. Grazie. Lidia Giannelli

 

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