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OK!BIO: Ragazzi, a scuola si mangia! Recuperare il senso del cibo a scuola

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La mensa a scuola è parte importante del percorso didattico di ogni alunno, ma capita sempre più spesso che si abbandonino le buone esperienze e i modelli positivi sperimentati negli anni passati in tante città italiane. Conseguentemente, il pasto a scuola scatena sempre più spesso polemiche tra genitori e Comuni, vuoi per motivi di costo o di qualità del servizio, vuoi per motivi culturali o di scelta dei menù. Quando addirittura i criteri di ammissione al servizio non arrivano a creare veri e propri casi di discriminazione, come è avvenuto solo poche settimane fa a Lodi, suscitando innumerevoli reazioni anche da parte di altre città europee.

L’Ente Pubblico si giustifica con i tagli alla spesa pubblica e i genitori dall’altra parte sembrano aver accettato questa scusa rinunciando spesso e volentieri a difendere i diritti dei ragazzi e limitandosi a rivendicare il diritto al panino.

Basta andare in internet e utilizzare un qualsiasi motore di ricerca per trovare numerosi riferimenti alle contestazioni che le mense scolastiche sollevano in ogni parte d’Italia. Nei giorni scorsi è toccato a Firenze, dove il cambio di appalto ha sollevato l’ira dei genitori che protestano per la scarsità delle porzioni e per l’adozione di menù con piatti non graditi ai ragazzi.

Ma è proprio così vero che è solo una questione economica, oppure che basta cambiare il menù? O non è forse necessario ripensare i modelli di ristorazione che vanno per la maggiore, con una forte spinta alla centralizzazione della preparazione dei pasti, con centri di cottura che di fatto diventano industrie alimentari e assemblano preparati alimentari, con un allungamento delle filiere di approvvigionamento?

Credo che occorra ripartire dalla funzione che vogliamo attribuire alla mensa scolastica, se effettivamente crediamo che questo servizio rappresenti un investimento sulla salute futura dei ragazzi e possa svolgere la funzione di momento di educazione alimentare, ovvero di educazione al gusto e alla convivialità, e di educazione ambientale, perché aiuta i ragazzi a conoscere e salvaguardare le produzioni locali, tipiche e biologiche, che rispettano e conservano anche l’ecosistema.

Quando si parla di educazione alimentare non si prende in considerazione solo il punto di vista nutrizionale, come avveniva fino a qualche anno fa. Oggi, quando si vogliono promuovere stili alimentari sani e piacevoli tra i più giovani, non basta più neppure affrontare l’aspetto sensoriale e organolettico. Questo approccio è stato e continua ad essere fondamentale per creare una relazione positiva tra i ragazzi e il cibo, ma la nuova agricoltura e la nuova gastronomia non possono non cimentarsi, anche a scuola, con tematiche che affrontano i temi della sostenibilità nell’agroalimentare.

Se riportiamo al centro dell’attenzione l’agricoltura, e il cibo, scopriamo che è intelligente e conveniente ricostruire circuiti economici locali, garantire la sopravvivenza dei piccoli agricoltori, che lavorano non per un mercato generico, ma per soddisfare la richiesta di chi, abitando in prossimità dell’azienda agricola, chiede un cibo non massificato e anonimo, ma sano per chi lo consuma e per chi lo produce, oltre che per l’ambiente. Un cibo capace di garantire l’emozione di sapori legati alla conservazione della biodiversità, al rispetto della stagionalità e alla sopravvivenza di saperi antichi legati alla trasformazione dei cibi. E se sopravvive l’agricoltura biologica e contadina nel nostro territorio è garantita anche la sua custodia e conservazione, che ci aiuta a prevenire, o almeno a contenere, i disastri che il cambiamento climatico in atto sta producendo nei nostri territori di montagna e di collina. Se rendiamo questi agricoltori protagonisti nella fornitura di derrate alimentari per le mense scolastiche del territorio, ne guadagniamo tutti.

Se optiamo per far sopravvivere l’agricoltura biologica e contadina, a bassa intensità di capitale e alto impiego di mano d’opera, scopriamo che un’opportunità di grande convenienza per creare lavoro e valore, a tutto vantaggio del territorio interessato.

Per questo i territori come il Mugello possono diventare laboratori importanti per sperimentare modelli di ricostruzione di circuiti economici locali, a partire da un modello di ristorazione scolastica innovativo, attento alla qualità delle preparazioni e del servizio, fortemente legato al contesto produttivo locale.

Per questo continuiamo a sollecitarvi a mandarci i vostri commenti e proposte sulle mense scolastiche del territorio e per definire un quadro il più preciso possibile sulla situazione del servizio nei comuni del Mugello, abbiamo predisposto un questionario che vi invitiamo a compilare.

 

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