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Stefania Salvadori e il progetto Nefertiti. Una bella storia (astrofisica) mugellana

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Stefania Salvadori e il progetto Nefertiti. Una bella storia (astrofisica) mugellana Stefania Salvadori e il progetto Nefertiti. Una bella storia (astrofisica) mugellana © n.c.
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Il 20 luglio 1969 il modulo spaziale dell’Apollo 11 si posò sul suolo lunare. Milioni di persone restarono inchiodate davanti al televisore a vedere i primi uomini scendere sulla Luna; ogni angolo della terra fu attraversato dalla notizia; un’impresa ritenuta fino ad allora impossibile e si pensò che l’uomo, con l’allunaggio, avesse raggiunto i confini esplorabili dell’Universo. Oggi i confini e i tempi esplorabili si sono dilatati fino all’incredibile; ce lo spiega la nostra concittadina, Astrofisica Stefania Salvadori (39 anni), che da ora in poi ci permetteremo di chiamare confidenzialmente Stefania: "Dopo il Big Bang – ci racconta- l’Universo doveva apparire come un mare oscuro di solo idrogeno ed elio, con piccolissime increspature nella densità di materia. Da queste increspature, che crebbero per effetto della sola gravità, si formarono dopo centinaia di milioni di anni le prime stelle e galassie, progenitrici di quelle che vediamo adesso. I fossili di quelle stelle primordiali persistono nell’alone ai confini della nostra galassia e nelle piccole galassie che le gravitano attorno. Con spettroscopia ad alta definizione ricaveremo indicazioni sulla composizione chimica delle tracce lasciate dalle stelle che si sono formate nel primo miliardo di vita dell’Universo. Attraverso i nostri modelli teorici saremo in grado di interpretare queste osservazioni ricavando informazioni uniche sulla massa e sulle proprietà delle prime stelle, che ci permetteranno anche di capire come sono nate le prime galassie". E’ su questi concetti che si sviluppa il progetto NEFERTITI (Near-Field cosmology ReTracing Invisible TImes) presentato e discusso da Stefania a Bruxelles, col quale ha vinto uno Starting Grant dell’European Research Council e che le fa portare all’Università fiorentina 1,2 mln di Euro. Stefania potrà così costituire e guidare un gruppo di lavoro che per 5 anni si occuperà della ricerca delle stelle più antiche e che ricostruirà, in modo sempre più accurato, proprietà ed evoluzione di questi primi corpi celesti. Stefania è tornata in Italia (Università di Firenze) nel 2017 grazie alla prestigiosa borsa di studio Levi Montalcini, programmata dal Ministero dell’Istruzione per il rientro dei cervelli in fuga all’estero e che le garantirà la cattedra di Professore Associato. Nel 2017, mentre preparava il progetto NEFERTITI è diventata la madre felice di Ernesto e ci dice: "Ernesto mi ha portato tantissima fortuna!". La sua carriera ha visto le seguenti tappe: - 2005-09: Dottorato di ricerca in Astrofisica presso la SISSA di Trieste con la Tesi Stellar Archaeology: from first stars to dwarf galaxies; - 2011: Premio Gratton assegnato da una giuria internazionale alla più meritevole tesi di Dottorato in Astrofisica in Italia; - 2009-15: ricercatrice presso il Kapteyn Institute di Groningen (Olanda) con due borse olandesi VENI e NOVA fellowships; - 2014: Premio Padrielli (ex-equo) per giovani donne italiane che si sono distinte in astrofisica; - 2015-17: ricercatrice presso l’Osservatorio di Parigi con la borsa di studio europea Marie Skodolowska-Curie fellowship. Stefania ha svolto i suoi studi Universitari in Fisica ed Astrofisica presso l’Ateneo fiorentino e si è formata nelle nostre scuole di Borgo San Lorenzo dalla materna al Liceo Scientifico. A proposito della sua formazione ci racconta: "La scuola elementare è stata per me una delle esperienze formative più importanti. Un’équipe di insegnanti gestiva tre classi facendo attività a classi aperte. Tra queste Sandra Cerbai e Vanna Mignani che avevano elaborato un progetto interdisciplinare grazie al quale l’allora Comunità Montana diede loro in “adozione” il bosco di Casa d’Erci. Andavamo nel bosco circa una volta al mese per l’osservazione fenologica, per la ricerca di tracce e di presenza di animali; per piccoli esperimenti musicali; avevamo l’aula di scienze con acquaterrari-albergo e microscopi. È stato il primo importante assaggio di ricerca e metodo scientifico. Come me altri bambini di quelle tre classi sono riusciti a fare della loro passione un lavoro di ricerca: Marco Abbarchi, Fisico all’Università di Marsiglia (aveva vinto come me la borsa Rita Levi Montalcini ma lui ha scelto di restare in Francia); Claudia Borghetti, del Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture moderne dell’Università di Bologna; Lorenzo Leoni, Geologo; Andrea Sardi, maestro di musica, pianista e direttore d’orchestra. Direi che le insegnanti elementari che hanno formato quei bambini a cavallo degli anni ‘80 e ‘90 si possono ritenere pienamente soddisfatte". Ho chiesto a Stefania se poteva venire a Borgo a raccontarci di questo suo lavoro, ma al momento non può trovare materialmente il tempo: il bambino, le lezioni all’Università, l’organizzazione del Grant, la scrittura di un volume commissionato dal Corriere della sera. Può darsi però che venga tra qualche anno a farci il resoconto delle nuove scoperte ottenute con NEFERTITI. Complimenti e auguri dottoressa Stefania Salvadori! Sandra Cerbai

 

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