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OK!BIO. Oggi chiude il Sana, 30° Salone del biologico e del naturale

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Chiude oggi a Bologna la 30° edizione del Sana, un Salone che ci fornisce indicazioni sulla situazione del biologico italiano, con tutte le sue luci e ombre. Un appuntamento, quello di Bologna, che stenta a proporsi come riferimento internazionale e che emerge, piuttosto, come mercato interregionale, con tentativi di cambiamento che non decollano, incerto se essere dedicato agli operatori professionali o ai consumatori.

I dati presentati in questi giorni dal SINAB, il Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo, evidenziano che il biologico è un settore in buona salute, in crescita continua.

Dall’anno 2010 la superficie ad agricoltura biologica in Italia è aumentata di quasi 800.000 ettari. II confronto tra gli anni 2017 e 2010 evidenzia un incremento del 71% delle superfici e del 59% degli operatori del settore. I dati al 31 dicembre 2017 confermano dunque la crescita del settore dell’agricoltura biologica mantenendo il trend positivo. Secondo Ie elaborazioni effettuate dal SINAB, nel 2017 le superfici coltivate in Italia hanno superato 1,9 milioni di ettari, con una crescita del 6,3% rispetto all’anno 2016. In termini assoluti, nell'ultimo anno, sono stati coltivati con metodo biologico oltre 110 mila ettari in più”.

La maggior estensione di superfici dedicate all’agricoltura biologica, sempre secondo i dati SINAB, si registrano in Sicilia, in Puglia e in Calabria, ma mentre la Sicilia continua la sua crescita (con un incremento pari al 17,5%), le altre due regioni evidenziano un seppur contenuto decremento.  Da segnalare l’ingresso dell’Emilia Romagna con 134.509 ettari totali tra le prime 5 regioni per superficie e la performance della Lombardia, che risulta la Regione che cresce di più con un +21,4%, a indicare che le produzioni biologiche interessino sempre di più anche il nord del paese. Al 31 dicembre 2017, le imprese inserite nel sistema di certificazione per l’agricoltura biologica risultavano essere 75.873, con una crescita del 5,2% rispetto al 2016. Le aziende agricole biologiche in Italia rappresentano il 4,5% delle aziende agricole totali. Maggiore è invece l’incidenza della superficie agricola biologica sul totale della superficie agricola (15,4%), in conseguenza di una dimensione media aziendale più elevata (29 ha per le aziende bio a fronte di un dato medio di 8,4 ha).

Anche i dati sui consumi sono positivi e i riferimenti forniti da Ismea-Nielsen indicano un incremento generale del +6,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, che denota come l’interesse da parte dei consumatori per i prodotti certificati bio sia ancora in crescita. I consumi di prodotti ortofrutticoli e derivati dei cereali rappresentano da soli il 60% delle vendite biologiche.

Il SINAB fornisce anche qualche indicazione su come sono distribuite le vendite dei prodotti bio nei diversi canali e conferma come la GDO (Grande Distribuzione Organizzata) stia investendo con convinzione nel biologico e che il suo ruolo è determinante nella crescita del fatturato complessivo, così come fisiologico risulta l’aumento dell’incidenza della sua quota di mercato a scapito dei negozi specializzati.

AssoBio (associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione di prodotti biologici e naturali - che rappresenta molte delle realtà che forniscono la GDO), in un recente report, ha evidenziato che dopo un triennio che ha visto un'impennata delle vendite a tassi annui tra il 18 e il 19%, il biologico è tornato a crescere a un tasso del 10.5% rispetto al solo 2,8% dell'alimentare nella sua totalità. Gli autori della ricerca evidenziano che le vendite nei supermercati sono a + 15,8% e quelle degli ipermercati a +11,7%. In particolare viene segnalato che dei 1.522 milioni di maggiori vendite di alimentari nell'ultimo anno, 156 milioni derivano da prodotti biologici.

Sono numeri per certi versi confortanti, ma sarebbe sbagliato cullarsi sugli allori e dimenticare le tante questioni che ci stanno di fronte, che gravano sul comparto dell’agricoltura biologica e che richiedono azioni decise e immediate. Faccio qualche breve accenno, ripromettendomi di tornarci su con maggiori approfondimenti.

  1. Come non ricordare le tante questioni che assillano e devastano l’agricoltura italiana (crollo dei prezzi dei principali prodotti agricoli, mancanza di politiche per lo sviluppo del biologico, gestione quantomeno problematica dei fondi strutturali, che nelle varie regioni stanno rendendo difficile l’accesso alle misure di sostegno a molte aziende biologiche, ecc.).
  2. Come non sottolineare il ruolo che l’agricoltura biologica può giocare nel superamento della crisi economica, e non solo, del nostro paese. È necessario che il comparto si confronti con le istituzioni (governo in primo luogo) per fornire indicazioni e trovare sostegno per tanti progetti e azioni che potrebbero portare vantaggi alla nostra economia. Se i nostri modelli economici di riferimento sono andati in frantumi in questi anni, forse conviene pensare a qualcosa di diverso e di nuovo che possa consentirci di guardare con serenità al futuro, nostro e del pianeta, e l’agricoltura deve ritrovare una sua centralità.
  3. Occorre ricostruire filiere alimentari efficienti e sostenibili: il sistema di distribuzione degli alimenti costa troppo e spreca molto, a danno dei produttori e dei consumatori. È opportuno evidenziare la disattenzione delle istituzioni e degli Enti Locali nel riattivare e nel rendere efficiente, ad esempio, il sistema dei mercati alimentari su aree pubbliche.
  4. Oltre il 50% della nostra produzione bio continua a essere indirizzata all’esportazione e questo è un dato che meriterebbe una qualche considerazione da parte del sistema paese, per trovare adeguate forme di accompagnamento.
  5. Come non ricordare i buoni esempi che l’Italia ha saputo dare, negli anni passati, con la scelta di introdurre nella ristorazione scolastica alimenti biologici: molti paesi, europei e non solo, hanno seguito il nostro esempio e sono andati avanti, noi siamo riusciti a andare indietro, distruggendo e negando tante buone esperienze. 

Sono alcune considerazioni problematiche che è necessario fare per evitare di tranquillizzarci con i dati forniti al Sana, che se pur positivi, non ci possono far dimenticare i problemi aperti che sono sul tappeto e che possono pregiudicare i risultati fin qui raggiunti. Forse vale la pena lanciare la proposta di un Forum nazionale sull’agricoltura biologica per convocare gli stati generali del bio italiano.

 

 

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