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La Carza, oggi: promesse e tentativi a vuoto. E l'acqua che c'è e non c'è

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Una chiacchierata con Franco Innocenti, del comitato Carza Viva. Quando parliamo di Alta Velocità sono molte le discussioni che si possono generare. Se inseriamo la questione all’interno del panorama mugellano poi sarebbero ancora di più le cose da dire, forse anche troppe. È risaputo, infatti, che da oltre 10 anni si susseguono sui canali di informazione e fra la popolazione numerose polemiche relative ai danni ambientali ed idrogeologici generati dai lavori dell’Alta Velocità. I lavori per questa enorme opera, iniziarono più di 20 anni fa, nell’ormai lontano 1996, e si conclusero nel 2008, ma l’eco delle operazioni era destinato a prolungarsi per lungo tempo, fra denunce, inchieste e presunti illeciti che avrebbero di fatto provocato una quantità di danni all’ecosistema ed al territorio inimmaginabili. Basta digitare «Alta Velocità Mugello» su di un qualsiasi motore di ricerca per incappare in una moltitudine di articoli a riguardo, indagini ed interrogazioni, denunce, condanne ed assoluzioni. Molte sono state le parole spese anche dal nostro giornale a riguardo, proprio perché l’interesse nei confronti dei disagi ed i danni alla popolazione è da subito stato molto alto in tutto il Mugello. Focalizziamoci sul problema però. Al centro della questione si trova lo stravolgimento territoriale ed il danneggiamento della rete idrica composta dai torrenti del Mugello, molti dei quali sono stati interessati loro malgrado dai lavori. In sede giudiziaria vennero presentate (si parla di quasi 5 anni fa) stime relative ad i danni ambientali secondo le quali erano stati compromessi 81 torrenti, molti dei quali scomparsi, 37 sorgenti, 30 pozzi e 5 acquedotti, per un totale di 100 km di corsi d’acqua, numeri che fanno comprendere la gravità della situazione. Uno dei corsi d’acqua che ultimamente ha fatto più parlare di sé è la Carza, maggior affluente della Sieve (a sua volta maggior affluente dell’Arno). Questo fiume passa, o dovremmo dire «ogni tanto passa», dalla città di San Piero a Sieve, il cui bacino idrico si basa per l’appunto sulle capacità del corso d’acqua, gravemente danneggiato dai lavori portati avanti da Cavet (Consorzio Alta Velocità Emilia Toscana). Potremmo dire che la Carza è diventato un fiume ad intermittenza che si riempie di fatto solo nelle stagioni piovose, e proprio questo è ciò che ha convinto un gruppo di cittadini a costituire il comitato “Carza Viva”, avente lo scopo di denunciare le negligenze che hanno portato alla situazione attuale e presentare proposte per la risoluzione del problema. Fra questi abbiamo avuto la possibilità di parlare, come già fatto in passato, con Franco Innocenti, residente a San Piero a Sieve, il quale ha vissuto in prima persona l’infinita discussione cominciata nel 2007 con l’inaugurazione dell’Alta Velocità. Le parole sono quelle di una persona che ne ha viste tante e che guarda quel letto vuoto del fiume con una buona dose di rabbia, una persona che si informa e che si attiva, come tante altre assieme, ma, come ci ricorda lui stesso, in fondo è solo un normale cittadino, il cui ruolo non dovrebbe essere quello di sostituirsi agli enti preposti alla gestione di queste situazioni. Franco Innocenti ci racconta tutta la vicenda, dall’inizio sino ad oggi, la racconta con la delusione di chi dopo anni di promesse osserva un fiume ancora abbandonato a se stesso. Già l’anno scorso eravamo andati assieme a Franco a documentare i problemi del corso d’acqua, facendo una bella passeggiata fra i ciottoli esposti fra i quali è possibile scorgere pesci morti e piccole pozze d’acqua stagnante, nonché una buona dose di inciviltà umana, ahimè presente in buona parte dei nostri fiumi. Ma facciamo un rapido riassunto di quanto successo negli ultimi anni. Sin da quando si erano presentati i primi problemi, parliamo del 2007, la Cavet stessa aveva posto un tubo provvisorio che, tramite una pompa adeguata, riuscisse a portare l’acqua necessaria a rimpinguare il tratto cittadino della Carza. L’inadeguatezza di questa soluzione però si palesò nei mesi estivi, quando la popolazione fu costretta ad assistere al totale prosciugamento del proprio corso d’acqua, privato dell’afflusso necessario. Da allora molte sono state le proposte su come risolvere un problema sotto gli occhi di tutti. Nonostante questo, sino all’anno scorso, il tubo rimase provvisorio, quando venne decisa da parte di Publiacqua l’istallazione sotto terra di due tubi della lunghezza di 1400 metri che, tramite un sistema munito di pompa, griglia e briglia adeguate, permettesse il regolare afflusso, a partire dal ponte di San Francesco, dell’acqua durante l’intero anno. L’intera operazione vide un’enorme quantità di lavori susseguirsi nella città di San Piero a Sieve, fra cui la demolizione del sottopasso della stazione al fine di permettere il passaggio della tubazione necessaria. Queste decisioni erano state prese, di comune accordo, ad una conferenza dei servizi indetta proprio in merito alla questione Carza, alla quale parteciparono rappresentanti della Regione, le amministrazioni dei due comuni maggiormente interessanti (Scarperia e San Piero a Sieve e Vaglia), i relativi assessori all’ambiente, tecnici di Publiacqua, tecnici dell’Osservatorio Ambientale Locale (OAL) e due rappresentanti del comitato Carza Viva. Al termine di questa tutti i partecipanti si salutarono con una stretta di mano dando inizio ad un sodalizio che avrebbe dovuto stravolgere il triste destino della Carza. Il problema fu che evidentemente questo sodalizio non era forte quanto si pensasse ed in breve tempo si tornò ad una situazione di frizione fra il comitato a tutela del fiume e gli enti competenti alla gestione del problema. Inizialmente alcuni lavori dovettero interrompersi a causa delle proteste di altri cittadini. Successivamente, con l’andare avanti delle operazioni, cominciarono i dubbi e le critiche da parte di chi alla conferenza c’era e si ricordava bene quali erano stati gli accordi presi. Franco Innocenti ci racconta nuovamente (come nell’intervista di un ano fa) come i lavori portati avanti in questo anno non siano quelli che erano stati decisi di comune accordo e come evidentemente l’impianto costruito, sebbene funzionante, non sia adeguato alla situazione. Tubi non consoni, pompe che funzionano (ma non sempre), griglie sempre sporche ed intasate che necessiterebbero di manutenzione, insomma, un impianto inadeguato alla scopo cui era preposto. Per ovviare alla situazione il comitato Carza Viva si è adoperato in prima persona, al fine di migliorare la situazione del fiume accompagnando con una tubazione, installata a proprie spese, andando incontro a minaccia di denuncia nel caso non avessero provveduto alla celere rimozione del proprio lavoro, non potendosi di fatto sostituire alle amministrazioni comunali e gli enti preposti. Questo succedeva ormai l’anno scorso. E adesso? Adesso, come ci racconta Franco Innocenti, la situazione non è migliorata, anzi, appare peggiorata se possibile. Non solo la Carza continua a prosciugarsi nei mesi estivi ma a questo va sommata anche la percezione diffusa fra parte della popolazione che evidentemente non vi sia interesse a risanare una situazione più volte denunciata e criticata. I lavori portati avanti nello scorso anno, oltretutto, avranno sicuramente avuto costi non irrisori ed il fatto che non abbiano risolto il problema alimenta una sensazione di inadempienza e di spreco. La critica che viene mossa dal comitato Carza Viva però non è solo una critica ai lavori portati avanti, nessuno pretende di sostituirsi ai tecnici e coloro che vi hanno lavorato, ma è principalmente una critica rispetto all’atteggiamento mantenuto nei confronti della Carza, di San Piero a Sieve e dei suoi cittadini. La sensazione espressa da Franco Innocenti è quella di non essere ascoltati, di non essere presi seriamente dalle istituzioni, le quali affermano di interessarsi al problema nonostante questo sia lo stesso da anni. Innocenti, a seguito della scomparsa dell’acqua avvenuta agli inizi di giugno, rompe il silenzio intrapreso negli ultimi mesi ripresentandoci la questione e tornando a discutere con le istituzioni le quali sostengono, come gli anni passati, il proprio interesse nel riportare in vita il tratto cittadino della Carza. Un interesse che tutti si augurano porterà prima o poi a qualcosa ma che è comprensibile come questo non venga percepito dalla cittadinanza costretta a guardare ogni estate il bianco letto ciottoloso del fiume che un tempo scorreva ravvivando l’ambiente circostante. Foto di Chiara Carovani

 

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