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Allarme chiusura servizi per il Centro Recupero Rapaci di Vicchio: "Non arrivano fondi dai Comuni"

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Paola Beati libera un Biancone curato al centro Lipu di Vicchio Paola Beati libera un Biancone curato al centro Lipu di Vicchio © Lipu
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Il Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU di Vicchio in sofferenza per la mancata erogazione dei fondi comunali. E lanciano questo allarme alla nostra redazione:

Il Centro Recupero di Vicchio del Mugello (FI), specializzato nella cura degli uccelli rapaci e non solo – in 28 anni di attività ha ricoverato oltre 30.000 animali – ogni anno si trova a prestare cure e soccorso a centinaia di nidiacei che giungono in primavera ed estate, oltre agli uccelli posti sotto sequestro dalle Autorità Forestali e altri animali in difficoltà particolarmente protetti come pipistrelli e ricci.

Un lavoro immane che impegna veterinari specializzati e decine di volontari instancabili impegnati, soprattutto nei periodi riproduttivi. La responsabile del Centro LIPU Paola Beati, tuttavia, denuncia una grave difficoltà dovuta alla mancanza di riscontro di molti Comuni a quanto disposto dalle norme regionali in materia di protezione della fauna selvatica (L. 157/1992), che con i successivi aggiornamenti e modifiche dispongono che «Chiunque rinvenga fauna selvatica in difficoltà è tenuto a darne immediata comunicazione (consegna) a Regione o Comune» affidando a quest’ultimo, entro 24 ore, la raccolta e cura di «uova, covate e piccoli nati» (L.R. n. 3/1994 – L.R. n. 2/2010; Art. 38 comma 1 – D.G.R n. 810/2016 – D.G.R. 1358/2021).

La norma, che indica anche i requisiti dei Centri di Recupero convenzionabili a supporto degli Enti Pubblici, è chiarissima ma, non prevedendo sanzioni, è troppo spesso ignorata dai Comuni. Le conseguenze di questi comportamenti portano allo stremo i Centri di Recupero spesso affollati di animali da curare, ma senza i fondi per acquistare farmaci e nutrimenti per gli animali ospitati a volte, come i migratori, per intere stagioni.

«I Comuni sono parte in causa ma in realtà spesso assente alla chiamata di responsabilità economica, nonostante la nostra richiesta di contributo sia simbolica per i singoli enti, tuttavia se tutti contribuissero saremmo nelle condizioni di coprire le spese vive che sosteniamo annualmente» conclude Beati con rammarico che «Se non si pone rimedio rapidamente al problema, saremo costretti alla chiusura nel paradosso di assistere alle ripetute e vuote dichiarazioni pubbliche di attenzioni per la natura, la sua protezione, la sua valorizzazione come patrimonio di tutti. E ancor più grave, nonostante tutti i sacrifici fatti nell’interesse della comunità da parte dei tanti volontari e il grande supporto anche economico della nostra Associazione per quasi 30 anni».

 

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