(Undicesima parte). Si racconta che alla fine degli anni ’20 del ‘900, quando furono terminati i lavori dei monumentali giardini municipali, progettati e disegnati dal famoso Prof. Giovanbattista Cetica, uno dei più valenti architetti di giardini, e venne consegnata la fattura (così accadde anche per il palazzo Comunale quando presentarono il conto i Chini), al Cav. Giovanni Bandini Podestà dell’epoca prese un ….malore e il messo comunale (Lapucci), dovette correre e somministrargli i “sali” per farlo rinvenire.
Sarà stata senza dubbio una grossa cifra, ma quando il lavoro è fatto bene, con ottimi materiali (vedi travertino e pietra spugnosa), resta nel tempo. I borghigiani amavano i loro giardini, una piccola oasi verde nel centro del paese, tenuti in modo impeccabile dai giardinieri (Benvenuti e Capecchi) che si alternavano nel loro compito) e preservati dai borghigiani che andavano a passare qualche ora in letizia.
Il rispetto poi verso il monumento ai Caduti della I° Guerra Mondiale, era profondo. Oggi giorno se fai presente ad un genitore di far scendere il figlio dal monumento, come minimo sei infamato ed irriso! E’ così, inutile stare a discutere. Poi una notte, ritornando indietro nel tempo, alcuni vandali (sempre stati e sempre ci saranno!), tagliarono i rami di qualche albero, spaccarono alla base il monumento, rovesciarono le longarine in ferro che contornavano lo stesso monumento, e le panchine vennero rovesciate.
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Fu così deciso di alzare una staccionata intorno ai giardini con quattro cancelli d’ingresso, chiudendo a chiave i giardini nell’orario comunale previsto sia estivo che invernale. Le guardie municipali erano severissime (Fontana, Ugolini, Bagiardi, Mazzi), e non furono pochi coloro che, sorpresi a far danni con i giardini chiusi, subirono delle pene e condanne.
Poi il tutto decadde, le staccionate furono tolte, i giardini restarono aperti giorno e notte, ovviamente più volte restaurati a causa di una atavica maleducazione civica verso la cosa pubblica, e in questo caso maggiormente stupida per quello che rappresentano i monumentali giardini con al centro il loro monumento dove sono scolpiti nel bronzo i nomi di oltre 300 borghigiani che dalla I° Guerra Mondiale non tornarono mai più.
Per non disperdere memoria l’uomo seduto a destra è Umberto Banchi detto “78” (è la data della sua nascita) o anche “Umberto di rossino” (perché suo babbo Salvatore aveva i capelli rossicci), con la moglie Fernanda Materassi, sorella del grande campione automobilistico Emilio Materassi che morì a Monza nel 1928 sulla sua Talbot, durante il Gran Premio d’Italia. Piccole storie di un tempo che fu.
Cireno Giovannini
...che dire se non altro che al tempo c'era più considerazione del bene pubblico ..oggi esiste grande maleducazione e niente senso civico , fatto sta che i giardini pubblici sono veramente il cattivo esempio di una popolazione che non ha più a cuore il luogo natio e i valori nazionali e rispecchia la cattiva amministrazione che dà adito a tutto e per tutto pur di ...fare cassa ...guai allora se fai osservazioni e lamentele perché si parano dietro al cattivo esempio della libertà a discapito dei valori ...come sarebbe bello se i giardini fossero davvero cintati e controllati da una vera opera di urbanizzazione (cancelli-recinzione artistica-verde curato-illuminazionefunzionante ecc) come in altri luoghi nazionali dove viene rispettato il verde pubblico ...