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L'abbazia di San Benedetto in Alpe e gli eremiti. Un intervento di Alfredo Altieri

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Esterno dell’Abbazia di San Benedetto in Alpe Esterno dell’Abbazia di San Benedetto in Alpe © N.c.
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Gent.mo direttore

Sono stato molto sorpreso, favorevolmente, che il dott. Zelli  sia intervenuto con un articolo su OK Mugello (clicca qui) , dove parla dell'Abbazia di San Benedetto in Alpe con scritto chiaro e accattivante com'è nel suo stile. Conosco il dott. Zelli e mi permetto di esprimere una mia opinione personale sulla nascita di questa importante abbazia.

È un fatto, che, in generale, anche l'Appennino Tosco-Romagnolo fu interessato a suo tempo dal fenomeno eremitico: uomini e donne abbandonavano la società e ricercavano nella solitudine la comunione con Dio pregando e facendo  penitenza, questo tipo di vita ascetica si diffuse in Occidente nel IV-V secolo. Questo accadde anche in questa parte d'Appennino, che si popolò di eremiti, essi conducevano una vita solitaria al riparo di celle fatte di legno coperte da frasche e foglie, oppure trovavano rifugio in grotte e caverne, una vita mistica fatta di mortificazione, di penitenza e di preghiera.

Questo non impediva loro, pur abitando separati l'uno dall'altro, di riunirsi di tanto in tanto in un certo luogo o in un locale apposito per meditare insieme le sacre scritture o celebrare la messa, formando, così, una piccola comunità religiosa, che la venuta di San Romualdo contribuì ad evolvere e fu determinante, dando un forte impulso e sostegno per la costruzione dell'Abbazia.

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