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Esclusiva OK!Mugello. Intervista a Emanuele Piani, il sindaco contrario al progetto eolico

In questo lungo contributo, un lettore (vicino ai comitati contro il progetto eolico) intervista il sindaco di San Godenzo, che a sua volta ha espresso e motiva posizioni critiche

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Eolico Eolico © N.c.
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Di seguito l'intervista a Emanuele Piani, sindaco di San Godenzo, che ha esposto e motivato il suo parere negativo sul progetto di Impianto eolico Monte giogo di Villore. Intervista rilasciata in video il 15 marzo (il giorno prima della prima seduta delle Conferenza dei Servizi). Precisiamo che tale intervista è un contributo realizzato esternamente alla nostra redazione. Che ci arriva da un nostro lettore (con il quale naturalmente siamo in contatto) impegnato nel dibattito contro il progetto di impianto eolico (se riscontrate alcuni piccoli errori ciò dipende dalla sbobinatura del testo)

D – Signor sindaco ci può esporre schematicamente quali sono le motivazioni che hanno portato lei dell'ufficio tecnico di San Godenzo a esprimere un no al progetto?

R – Innanzitutto mi preme sottolineare che le motivazioni sono di natura diversa: una appunto è quella tecnica, per la quale responsabile del procedimento è il nostro il nostro ufficio, dove hanno rilevato tutta una serie di incongruenze progettuali che hanno portato a tale diniego. È una materia di competenza appunto di natura tecnica su cui io non intendo entrare nel merito, io ruolo politico, di amministrazione del territorio, e preferirei soffermarmi sull’altra questione, cioè sulla motivazione mia e della nostra giunta di porci in maniera contraria appunto a questo tipo d’impianto. Innanzitutto questi impianti eolici molte volte si sentono chiamare “parchi eolici”, ma a me francamente la prima cosa fare pare sia chiamare ogni cosa con il proprio nome: sono impianti industriali di produzione di energia eolica che nulla hanno anche a che fare con la parola parco, perché parco in genere si può ricondurre a qualche cosa di simile a un parco da fruire qualche cosa di bello all'interno di una città, oppure addirittura fa pensare al Parco Nazionale che è tutt’altra cosa. Qui siamo davanti a un impianto eolico che prevede degli aerogeneratori alti 170 m con delle opere di realizzazione che anche solo per la visibiltà già quella è problematica, sia quella in prossimità che poi anche quella in avvicinamento al sito, e prevede comunque ingenti lavori invasivi, prevede 400.000 m³ di terreno scavato e altre sistemazioni, quindi siamo davanti non a qualche cosa che è bella, ma si sta parlando un’attività industriale, e come si sente dire anche da molti c’e il fatto che questi impianti possano essere più o meno dannosi anche dal punto di vista di immagine o comunque di visuali. Credo che questo dipende molto da dove vengano fatti. Ripeto stiamo parlando di un complesso industriale che se fatto in un'area industriale dove c'è un consumo del suolo e c'è già una cementificazione cioè dove la natura è già qualche modo compromessa, potrebbe essere anche forse belli… Diverso e se queste aree industriali vengono poste in ambienti dove l'industria fortunatamente non c'era e speriamo che non ci arrivi. Stiamo parlando di canali principali appenninici, luoghi ancora incontaminati che quindi insomma contrastano molto con la vocazione dei territori.

D – Ma secondo lei non si devono proprio fare questi impianti?

R – Non è “secondo me”, è la legge nazionale  e regionale dà la priorità per questi tipi di impianti ma in aree diverse da quelle di cui stiamo parlando. Aree che sono già state compromesse da un punto di vista della conservazione del suolo. A me verrebbe da rispondere con una domanda , secondo lei sono già state sfruttate le aree industriali quele da cercare di recuperare o recuperabili recuperabili al fine della produzione di energia elettrica, io non credo che i dati fotovoltaici sulle zone industriali su tutta una serie di fabbricati che potrebbero essere tranquillamente messi a disposizione delle rinnovabili, e non si capisce perché non si seguono le linee guida regionali e nazionali, che dovrebbero vedere prima saturare questi luoghi già appunto compromessi da un certo punto di vista, e poi se non dovesse bastare, prendere in esame altri siti.

D – Venendo a prendere in considerazione l' iter di presentazione del progetto e quello che c'è stato finora ci sono stati dei vizi di forma nella comunicazione del progetto verso San godenzo, ovvero a noi risulta che non siete mai stati consultati né invitati alla presentazione e alla discussioni iniziali, e il  suo comune comunque è coinvolto nel progetto?

R – Sì devo dire cioè che io l'unica la prima volta che ho incontrato il proponente l’ho incontrato a progetto già presentato.  Però questa è una scelta che l'azienda ha fatto, di portare avanti la presentazione senza il nostro coinvolgimento, una scelta che io non mi sento di condannare. È ovvio che un impianto di questa portata, un progetto di questo tipo, secondo me anche nella nelle opere di compensazione, le indicazioni, dovrebbero riguardare un'area vasta, e non soltanto e semplicemente il limite geografico di un comune. 

D – Ecco, una realtà vasta che riguarda non una ma addirittura due comunità montana, diciamo Unioni dei comuni, che sono quella del del Mugello e quella della Valdisieve, e San Godenzo fa parte della Valdisieve mentre i due comuni su cui verrà costruito l'impianto fanno parte di quella del Mugello; questa differenza di appartenenza ha creato dei problemi?

R – Non credo abbia creato dei problemi, credo abbia evidenziato ancora di più che questi impianti possono travalicare i limiti comunali, quindi si sta parlando di due Unioni diverse ma si potrebbe tranquillamente parlare anche di piu comuni, perché altri comuni insistono maniera prossima all’impianto che non sono stati inseriti in questo procedimento. Una regione l’Regione Emilia-Romagna è comunque prossima ai confini, per cui questo dice già che ci sono enti ha di diverso di diverso livello, che in qualche modo dovevano essere coinvolti. Riguardo alle due unioni è vero che siamo in due comunità montane però io non credo in questo abbia in qualche modo complicatoo oppure reso di lavoro dei tecnici e più o meno efficiente. 

D – Però sono stati degli incontri tra i sindaci i sindaci della Unione dei comuni del Mugello a cui lei non è stata invitato oppure essendo il suo comune coinvolto nel progetto.

R – Si anche nella parte diciamo della divulgazione del progetto, che è stato complicato anche per il discorso delle restrizioni del Covid, io non sono mai stato invitato neanche o ho avuto sul territorio un confronto diretto con i nostri cittadini. Devo dire che questo, a differenza di quello che invece si era verificato nel nostro territorio più di 10 anni fa, ricordo ci fu una grande partecipazione e grandi incontri e grande informazione; ecco questo credo che sia un tassello mancante importante, perché i cittadini al di là delle restrizioni del Covid, forse era era più giusto trovare un modo per coinvolgerli e dare loro la parola.

D - Domani (16 marzo, ndr) si aprirà la Conferenza dei servizi della Regione che dovrà decidere in pratica se approvare la costruzione di questo impianto o meno. Quale posizione si aspetta che avrà il Parco Nazionale in questa faccenda, e quale le Soprintendenze che sono due, quella dell' Emilia-Romagna e quella della della Toscana? Sono sempre molto pignole e attente a ogni piccolo intervento però accetteranno di far costruire questi giganteschi impianti, che si vedranno decine e decine di chilometri?

R - Mi aspetto che abbiano la stessa impostazione che hanno sempre avuto e cioè attenzione riguardo ai beni che devono tutelare. Credo che mi manchi qualcosa però. Effettivamente avevo detto di non parlare di questioni tecniche però, qui mi sento di fare un appunto. Alla Soprintendenza sono vincolati non solo una serie di beni, ma anche le aree protette e anche le vette sopra i 1200 m, se non ricordo male. Da questa parte cioè sulla intervisibilità di questo impianto non c'è nessun rendering non c'è nessuna simulazione, cioè noi siamo impossibilitati anche a cercare di capire anche da un  elaborato progettuale come per esempio dai punti panoramici del parco nazionale e questo impianto che effetti può produrre, ma non solo come dicevo prima, non solo dall area protetta, ma anche da altre cime di 1200 m dell'appennino qui manca, e Io credo che quest’impossibilità di poter esprimere un giudizio venga fatta presente, si deve comunque prendere coscienza che manca comunque un’analisi attenta su quello del può creare da un punto di vista di visuale, perché molte volte anche i progetti più piccoli vengono bloccati perché interrompono delle visuali, anche una semplice struttura alta 10 m può interrompere delle visuali della normativa, qui si sta parlando di 8 aerogeneratori da 170 m circa e vorrei capire, mi piacerebbe, credo che la legge dovrebbe prevedere, come vengono percepiti anche da questo versante, e al momento non mi sembra che sia stato valutato in maniera analitica chiara la mancanza anche di questi 

D –Tra le molte osservazioni che sono state presentate in Regione da associazioni, ecologiste, turistiche, come il CAI per esempio, da singoli agriturismi, da cittadini più o meno indignati o comunque contrari alla costruzione di questo impianto,  sono stati date delle risposte da parte della ditta proponente AGSM risposta del tenore di questa che vengo a citare che il percorso CAI sul crinale non verrà intralciato dalla dai cantieri di costruzione delle è una risposta assolutamente paradossale, perché è inimmaginabile pensare che un turista possa avventurarsi sul sentiero dove vengono aperti uno dopo l'altro 7 cantieri delle dimensioni di più di 100 m di lunghezza. Come lo vede lei?

R – Innanzitutto devo dire he le associazioni che hanno presentato delle osservazioni ce le ho ben in mente, semplicemente perché usufruiscono in un modo nell'altro di parte del nostro territorio che utilizzano per le loro attività, quindi CAI i cacciatori o comunque delle associazioni ambientaliste, indipendentemente dagli scopi. Devo dire che qui non credo sia opinabile, mi spiego meglio, chi intende usufruire dei sentieri per esempio, o altri che intendono usufruire di quella porzione di territorio di una montagna quindi un crinale appenninico, credo che davanti a un’area industriale sicuramente avranno delle difficoltà a continuare a farlo, tant'è che anche il settore Paesaggio della Regione Toscana un anno fa aveva messo chiaramente sulla propria richiesta d’integrazione che questo impianto avrenne creato una cesura riguardo a questi percorsi a quel tipo di ambiente e che comunque avrebbe contrastato fortemente con la funzione lenta del territorio. Io credo che questo sia un dato di fatto inconfutabile, nessuno può dire che un tipo di impianto di di quel tipo non vada a peggiorare in maniera significativa questo tipo di fruizione. In più c'è da pensare anche un'altra cosa, quando parliamo di mitigazione o comunque di opere compensative, possono avere sicuramente un significato e un senso se effettivamente poi vanno a mitigare quello che l’impianto produce. Vedere oggi che questo tipo di contrasto questo tipo di incompatibilità di utilizzo del territorio, quindi la fruizione lenta oppure altri tipi di attività che si possono fare sui finale, pensare che la prescrizione sia solo quella di inerbire la base dei pali, francamente la vedo un po’ troppo riduttiva. Io credo che questi tipi di impianti da un punto di vista turistico per la fruizione lenta il territorio dove siamo tanti che stiamo cercando di investire, anche grazie alla Regione Toscana, anzi soprattutto grazie alla Regione Toscana che mette a disposizione i bandi per poter andare avanti in questa ottica, di attrezzare proprio per la fruizione lenta del territorio, ecco io credo che questo va ridiscusso, perché uno esclude l'altro, cioè o un tipo di sviluppo o l'altro, insieme non credo francamente con tutte le opere mitigabili possibili, a maggior ragione se poi ci fanno solo inerbire la base dei pali, le gabbionate, a maggior ragione voglio dire che sono proprio incompatibili.

D – Il 2021 è l'anniversario dantesco, che viene celebrato in tutta Italia e in particolare in quest’area della montagna dell'appennino. È previsto un afflusso di turisti è previsto a tutta una serie di manifestazioni celebrative ma anche culturali, e può darsi che inizieranno i cantieri? Che lei sappia è stato studiato l'impatto di questi cantieri sulla viabilità sulla possibilità di usufruire di partecipare a queste celebrazioni?

R – Il tema delle celebrazioni è un tema ovviamente a noi molto caro, per tutta una serie di ragioni ,ora non mi non mi soffermo: San Godenzo è una tappa, forse la più bella del cammino di Dante, quella che collega Portico e San Benedetto a San godenzo passando attraverso la cascata dell’Acquacheta. È un tema a noi molto caro e cerchiamo di metterci tutte le risorse possibili per dare ai visitatori una bella immagine del nostro territorio, però ecco non si limita a quest’anno qui. Io non mi preoccuperei tanto del 2021 forse mi preoccupo di più del futuro, perché per il 2021 i camminatori potranno godere tranquillamente dello stesso panorama che c'è sempre stato; dal 2022 qualora l'impianto venisse realizzato, ecco lì verrà meno l’immagine del nostro territorio. Io credo che è l’unica nostra risorsa, è fatta di ambiente, di  natura di paesaggi, di panorami: questa è la nostra vocazione naturale, e quello che ci fa speare in uno sviluppo. Il Parco Nazionale ha aumentatole presenze turistiche da 100.000 circa in quattro anni a oltre 500000, è un indotto importantissimo perché si parla di pernottamenti non di presenze giornaliere, e credo che questo sia effettivamente l'unico sviluppo e noi abbiamo e che noi possiamo perseguire. E quando dico noi parlo anche dei comuni vicini, sempre comuni montani che sono o all'interno del Parco o sul tema del Cammino di Dante, non ci dimentichiamo che sul crinale c’è il sentiero 00 zero in Italia. Insomma si sta parlando di andare a posizionale questo tipo di impianto sul simbolo del nostro del nostro territorio. Ora è chiaro che in un' ottica di politica generale e tutti dovremmo fare qualcosa per andare incontro a questa sfida energetica, però insomma, io credo sia anche giusto valutare di volta in volta quali sono i luoghi che effettivamente meritano un altro tipo di sviluppo e quelli invece che possono accogliere questo tipo d’impianti.

D – Dicendo di no all’eolico industriale in che modo il vostro comune ha progettato pensato di contribuire al Green new Deal”?

R – Mi preme fare un inciso: appunto com’ho detto prima il Comune di San Godenzo s’è già misurato circa 10 anni fa con un impianto simile. Quando questo impianto non è stato realizzato il Comune di San Godenzo non è che è rimasto a guardare, è andato avanti ha comunque progettato. Di impianti di biomasse ce ne sono due sul territorio che sono stati creati per andare nella direzione del risparmio energetico e delle energie rinnovabili. Non solo, abbiamo un impianto fotovoltaico sulla palestra comunale, non solo, oggi siamo quasi arrivati al 90% dell’illuminazione pubblica a led, quindi abbiamo da subito perseguito 1.il risparmio energetico, che è il primo passo secondo me da doversi fare, dopo di che anche abbracciare altri tipi di energie rinnovabili e sul territorio si possono e si devono fare perché sono soprattutto compatibili, in più stiamo già valutando un piccolo invaso per la produzione di un micro idroelettrico. Ecco, sono questi bassi che un'amministrazione deve fare l'ha fatto… io son sindaco da due anni, quindi diciamo forse quel passaggio lì ha aiutato tutti a maturare l'idea che dovevamo andare verso questa direzione qui, però ecco che ci dovevamo andare con i percorsi giusti e soprattutto che il territorio può sopportare. 

D – il proponente dice che si dovranno costruire circa 8000 km di impianti eolici sull Appennino ma tra le popolazioni che sono già vittime di questi impianti costruiti il malcontento è molto diffuso, molti tremano qui pensando allo scempio paesaggistico ma anche a uno sperpero ingentissimo di risorse che verranno impiegate per creare danni ambientali non sanabili, risorse che invece potrebbero essere usate per affrontare meglio la crisi energetica. Come la vedete voi?

R – Davanti a questa questa informazione tremo anch'io perché credo che l'appuntamento con le energie rinnovabili non è più rimandabile, ma non da adesso. Per quanto mi riguarda non era rimandabile già 10 anni fa. È come affronteremo questo tema che farà la differenza: perché se noi pensiamo di dover non cambiare il nostro sistema energetico, come qualcuno propone, cioè in modo di produrre energia elettrica senza affrontare il risparmio energetico, senza affrontare le criticità che questi impianti potranno generare sicuramente non faremo un bene all'ambiente, anzi probabilmente nascerà uno dei paradossi più grandi, cioè distruggeremo probabilmente alcuni ambienti in nome dell'ambiente stesso, e questo non ce lo possiamo assolutamente permettere. Noi dobbiamo fare la transizione ecologica, anche se a me il Ministero dell'ambiente sarebbe piaciuto continuare a conoscerlo con il suo nome, anche perché già non si utilizza più questo nome, Transizione ecologica ma già si parla di transizione energetica, questa non può non si può fare secondo il principio del fine che giustifica i mezzi, perché in mezzo c'è un territorio, ci sono persone, ci sono valori che comunque non possono essere in secondo piano rispetto alla causa da percorrere. Ci vuole una seria programmazione, questo sì, ci vuole una progettazione seria, però ripartendo da quelle che sono le leggi, sia nazionali sia regionali, prima andiamo a saturare effettivamente quelle aree che devono essere in qualche modo recuperate e inserite in questi progetti, perché altrimenti ci troveremo ad avere delle aree già ascoltate per altre finalità e andremo a sfruttare altre aree, che oggi sono al servizio della natura e le metteremo anche quelle a servizio dell’industria.

 D – Lei ha parlato di di Mugello di Regione e come vede muoversi l'amministrazione che sta sopra di voi a questo riguardo?

R – Io non voglio entrare nel merito delle scelte di altri sindaci che giustamente hanno una loro visione riguardo a questa cosa. Io semplicemente guardo il nostro territorio e non come dire animato dal fatto “non a casa mia ma è meglio se a casa di un altro”, e questo anche perché io credo che la vocazione del territorio abbia una parte talmente forte dentro l'animo di un amministratore che non si può nascondere, tant'è vero che i comuni di montagna come San Godenzo, vicini,  Marradi, Portico e San Benedetto, anche loro contrari a questo tipo di impianto industriale sul crinale Appennino. È un fatto di vocazione del proprio territorio, noi vediamo il nostro territorio come un qualche cosa che fino a ora è stato gestito in equilibrio sia dai cittadini che dalle aziende. Non ci dimentichiamo che i cittadini che hanno scelto di abitare in questi posti sottostanno a delle regole e delle norme importanti, io oggi ho tanto per fare un esempio ho difficoltà in un'attività agricola per la ricostruzione di una strada già esistente, e che pare tutto sia bloccato per un discorso di tutela di beni vincolati.  Noi siamo impossibilitati a mettere un impianto fotovoltaico sul tetto della scuola elementare perché è troppo vicina all’abbazia, ma potrei citare tanti altri casi dove, aziende e cittadini sottostanno a quelle norme che hanno reso e che renderanno, me l’auguro, il nostro territorio, ’Appennino, perché non è soltanto un discorso di confini geografici, non è che il Comune di San Godenzo di Marradi e di Portico e San Benedetto difendono l'Appennino perché è il loro territorio comunale, difendano un bene che è della collettività. Non ci dimentichiamo che il Parco nazionale, di cui San godenzo fa parte, è un patrimonio mondiale dell'UNESCO, a migliaia, centinaia di migliaia di presenze l'anno di persone che vengono qui per vedere e conoscere, apprezzare e provare emozioni da questo territorio, quindi non è che è un qualche cosa di riduttivo, non è che i sindaci di montagna tendono a difendere il loro territorio in questo caso, cercano di difendere un ambiente, che è diverso, in  sostanza. È chiaro che quando ci si sposta da questi comuni le amministrazioni si allontanano dalla montagna, e si avvicinano alla città, credo che sia anche normale pensare anche i punti di vista possono cambiare.

 

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Commenti 7
  • gianfranco

    Tutto giusto.Però mi piacerebbe sapere perché sul monte Secchieta (circa 1400 mt) cui si giunge partendo da Vallombrosa vi sono tre torri eoliche che evidentemente alimentano tutti i vari ripetitori delle telecomunicazioni sia pubbliche che private e per le quali io non ricordo alcun genere di proteste???

    rispondi a gianfranco
    sab 1 maggio 2021 08:21
  • Sergio

    Vedere le dorsali appenniniche coronate da queste torri con in cima un elica oltre che un cazzottone in un occhio, non è certamente un qualcosa di sostenibile dall'ambiente, ma il contrario. Non sono posti dove i venti sono costanti, mentre è abbastanza costante la luce , pertanto mi sembra giusto il rifarsi dai tetti degli edifici industriali e da edifici pubblici incentivando il privato per il fotovoltaico. La pala eolica è un apparecchiatura complessa che a bisogno di costosa manutenzione, un campo fotovoltaico lo piazzi e quasi te ne dimentichi. Una pala eolica fa rumore, spaventa la fauna. Un campo fotovoltaico non fa rumore e non spaventa nessuno. Volete fare un campo eolico? Andate in mezzo al Mediterraneo Canale di Sardegna li ci sono delle belle maestralate.

    rispondi a Sergio
    lun 12 aprile 2021 04:02
  • Gianfranco Belli

    Condivido pienamente la posizione di questo sindaco coraggioso e aggiungo un paio di considerazioni in più. 1) Oltre ai metri cubi di scavo il sindaco ha dimenticato gli sterri e sbancamenti per le vie di accesso con una larghezza di almeno 5 metri (8 nelle curve) per il trasporto delle componenti impiantistiche e che vanno lasciate tali per garantire e manutenzioni future. 2) La produzione elettrica è sempre sovrastimata rispetto alla realtà in quanto non tiene conto dei frequenti cambiamenti di direzione e regime del vento. L’Italia non è il mare del nord con venti costanti e prevdibili. Ciò comporta impianti fallimentari. Vedasi il famoso impianto eolico di Scansano. Sono impianti utili solo a certificati verdi e drenaggio di contributi e sovente ad infiltrazioni mafiose.

    rispondi a Gianfranco Belli
    dom 11 aprile 2021 01:01
  • Marina Carli

    Molto centrate e corrette tutte le considerazioni del sindaco di S.Godenzo. Grazie! L'industrializzazione e la cementificazione spinta dell'Appennino sono una "strage ambientale" e dobbiamo combatterla ne va del futuro di questi ambienti e delle popolazioni che vi abitano che saranno stravolti di nuovo nel nome di un progresso sbagliato e inefficiente.

    rispondi a Marina Carli
    sab 20 marzo 2021 09:35
  • Alberto Loli

    Bravo Emanuele Piani!!! iIl Sindaco di San Godenzo è persona di buon senso e preparate

    rispondi a Alberto Loli
    gio 18 marzo 2021 08:17
  • Tommaso Capasso

    Finalmente un sindaco che interpreta al meglio il proprio ruolo: proposte concrete e difesa del territorio da attacchi speculativi

    rispondi a Tommaso Capasso
    mer 17 marzo 2021 01:30
  • Marzio politi

    Discorsi molto chiari che approvo . Solo sindaci che vivono a contatto con l'ambiente riescono ad esprimersi così. Chi ha la testa nella metropoli non si ricorda dove poggia i piedi

    rispondi a Marzio politi
    mer 17 marzo 2021 11:15