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Mascherine e protezioni non adeguate. Infermiera mugellana scrive al premier Conte

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Coronavirus 2020 Coronavirus 2020 © Juraj Varga
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Il tema delle protezioni che in questi giorni molto difficili i sanitari e gli infermieri hanno per difendersi dal contagio da Coronavirus è molto sentito (proprio stamani abbiamo pubblicato la prese di posizione e denuncia di alcuni operatori del 118, clicca qui). Ora anche un'operatrice mugellana (infermiera) ha scritto una lettera al presidente del Consiglio Conte per chiedere che tali disposizioni siano uniformate sul territorio nazionale, a tutela degli operatori. Allegata a questo articolo la lettera dell'infermiera mugellana a firma di Mariaflora Succu:

Gentile Presidente,
sono a scriverle questa mia per rappresentarle tutta la stima verso un uomo che si è trovato suo malgrado a fronteggiare un evento che fino a qualche mese fa nessuno di noi avrebbe immaginato possibile.

La mia stima nasce dal coraggio e dalla determinazione che ha dimostrato nel portare avanti un compito che definire difficile è estremamente riduttivo. Ma, come insegna la storia, il coraggio e la determinazione non sono sufficienti ad assicurare una vittoria, molti capitani, seppur coraggiosi, hanno miseramente fallito e sono caduti, e con loro tutti i loro soldati, perché non avevano elementi a sufficienza o perché hanno ignorato elementi che non dovevano essere ignorati.

Le scrivo perché, dal basso della mia laurea considerata dai più di serie "B", sono una semplice infermiera, ho comunque quel minimo di conoscenze scientifiche e quell'età per essere dotata di un certo buon senso che mi portano a fare alcune semplici considerazioni che vorrei condividere con lei.

Stiamo combattendo un mostro che ha comunque un nome e un cognome, del quale sappiamo poche cose, ma alcune di queste sono certezze: è un virus ed ha delle dimensioni estremamente piccole, è molto contagioso, molto resistente, con un tasso di letalità che lo rende quello che è, la possibile causa di una strage di massa. E, quindi, tutti ci dobbiamo difendere, da qui il distanziamento sociale, la chiusura delle scuole, dei luoghi di aggregazione e via discorrendo.

Tutto bene, tutto adeguato al "nemico".

Ciò che trovo invece assolutamente inadeguata è l'incoerenza con la quale si sta affrontando la protezione degli operatori sanitari: come è possibile che il livello di protezione considerato adeguato e sicuro non sia uniforme su tutto il territorio nazionale?

Come è possibile che il virus, le cui dimensioni non cambiano di certo da un ospedale all'altro, da un territorio all'altro, da una regione all'altra, si sostiene che possa essere fermato, e intendo fisicamente fermato, da dispositivi e strumenti diversi?

Noi assistiamo, invece, a curiosi "fenomeni" che di scientifico non hanno nulla: in un documento di rilievo nazionale si dà una indicazione, in un altro, di rilievo regionale, un'altra ancora e cosi via in un balletto di disposizioni confuse e confondenti che, temo, non abbiano alla base nulla di scientifico, quindi la dimensione di un virus e la effettiva capacità di filtrarlo del dispositivo, quanto piuttosto la possibilità o meno di reperire il dispositivo corretto, quello che salverebbe la vita del medico, dell'infermiere, dell'operatore sanitario, dando modo a questi di salvare la vita delle persone assistite e di non diffondere ulteriormente il virus.

Ed ecco che sale il bollettino di morte di medici ed infermieri.

Come vede, Presidente, non ho infarcito questa lettera di dati scientifici, le dimensioni del virus, i diversi presidi esistenti, le loro caratteristiche tecniche: tutti questi dati sono noti, basta prenderli in mano e leggerli per capire quali sono i dispositivi che sono in grado di filtrare il virus e assicurarsi che tutti, e ripeto tutti, quelli che quotidianamente hanno a che fare con persone da assistere, li abbiano a disposizione.

Se questo non è possibile Presidente, almeno si fermi questa pletora di documenti che si contraddicono l'un l'altro e si dica apertamente a chi giornalmente sta affrontando il virus a mani nude che lo Stato per lui in questo momento non può fare altro cosicché ciascuno possa scegliere se rischiare di morire per il proprio Paese oppure no.

Mariaflora Succu

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