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XXII Marcia a Barbiana - Diffuso l'appello

L'appello è composto da un brano tratto dalla "Lettera ai Cappellani Militari" documento che creò non pohi problemi al priore di Barbiana

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“Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri”. Questo brano tratto da “Lettera ai cappellani militari” di Don Lorenzo Milani compone l'appello della XXII Marcia a Barbiana che si terrà sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica sabato 27 maggio a Vicchio in apertura del Centenario della nascita di Don Milani.

Nella "Lettera ai cappellani militari", il priore di Barbiana chiede ai cappellani militari toscani di approvare soltanto le «armi» dello sciopero e del voto, invitandoli a rispettare le idee altrui, soprattutto se si tratta di uomini che per le loro idee pagano di persona. Per don Milani, è la coscienza, e non l’obbedienza cieca e assoluta, che deve guidare i cappellani, se vogliono essere guide morali dei soldati italiani. Ma l’accusa più dura di cui il priore di Barbiana dovette rispondere in Tribunale era che negli ultimi 100 anni la storia dell’esercito italiano era tutta intessuta di offese alle patrie altrui. L’unica guerra di difesa dell’Italia era stata quella partigiana.

La lettera suscitò polemiche e divisioni. Il card. Ermenegildo Florit, arcivescovo di Firenze, osteggiò l’iniziativa di don Milani, imponendo il silenzio anche ai cappellani militari.
L'organizzazione della marcia è curata dal Comune con l'Istituzione culturale Don Milani, la Fondazione Don Milani, l'Associazione Gruppo Don Milani di Calenzano, promotori del Comitato nazionale per il Centenario.

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