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A Firenze non si tagliano troppi alberi, anzi. Lo afferma il professor Ferrini

La pessima posizione nella classifica della vivibilità climatica è dovuta ad altri fattori

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Viale dei Mille Viale dei Mille © Street View
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A seguito del mio redazionale dei giorni scorsi dal titolo "Firenze: alberi e politica green, Chi la spara più grossa?" (leggi qui) per un disguido tecnico di pubblicazione ho avuto modo di scambiare delle mail con il professor Francesco Ferrini del dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie Alimentari Ambientali e Forestali che è l'autore di parte delle analisi tecniche di quell'articolo e le ho colto l'occasione per fare a lui quelle domande che tutti i fiorentini che hanno a cura il verde urbano rivolgono a noi giornalisti e che quindi ho rigirato a lui, uno dei principali esperti del settore.

Professore l'amministrazione comunale fiorentina ogni qualvolta ci sia il taglio di qualche albero pare giustificarsi sempre dicendo che "tagliamo un albero ma ne ripiantiamo tre", E' corretta questa affermazione?

L'affermazione dell'amministrazione comunale di Firenze è corretta: il bilancio arboreo della città è largamente positivo sia nel quinquennio 2014-2019, sia in quello 2019-2024. Questo significa che, per ogni albero abbattuto, ne vengono piantati molti di più, contribuendo a un aumento complessivo del patrimonio verde della città.
È importante sottolineare che il ricambio arboreo è un processo tecnicamente necessario per mantenere un patrimonio urbano efficace ed efficiente. Questo ricambio dovrebbe avvenire intorno al 2,5-3% annuo delle piante che mostrano problematiche come malattie, senescenza, o rischi per la sicurezza. Firenze, con i suoi circa 75.000 alberi, si mantiene ben al di sotto di questa percentuale, fatti salvi le perdite e gli abbattimenti a seguito di eventi estremi.

Ciò che garantisce i servizi ecosistemici a una città è il metabolismo della foresta urbana nel suo complesso. Ne consegue che effettuare un bilancio dei servizi ecosistemici a livello di singolo asse viario o singolo albero è concettualmente errato. Il bilancio dei servizi ecosistemici deve essere fatto a livello di foresta urbana. Tale bilancio deve essere positivo e se nella foresta urbana permangono interi lotti in regressione morfofisiologica il danno è di tutta la foresta, che diminuisce la sua resilienza e la sua capacità complessiva di erogare servizi ecosistemici alla città. Se non c'è avvicendamento colturale la foresta urbana va in regressione e così i servizi ecosistemici che la foresta eroga. Le buone pratiche di arboricoltura urbana sono il driver per mantenere e implementare la resilienza della foresta urbana, che necessita di avvicendamenti dei lotti territoriali in regressione e di investimenti per il futuro.

Nonostante ciò, è un dato di fatto che fa più notizia l'abbattimento di un albero rispetto alla piantagione di dieci nuovi, distorcendo così la percezione dell'opinione pubblica. Questo può portare a una visione errata della gestione del verde in città, quando in realtà gli sforzi per migliorare e ampliare il patrimonio arboreo sono concreti e significativi. È chiaro che non basta piantare, ma bisogna anche curare gli alberi una volta piantati, poiché è ancora alta la percentuale di fallimento dei nuovi impianti. A questo riguarda, tuttavia, si nota un’inversione di tendenza e ogni nuovo impianto prevede l’irrigazione giornaliera localizzata che ha garantito attecchimenti elevati nonostante l’estate calda e siccitosa

Quindi la pessima performance di Firenze, crollata in pochi anni al penultimo posto nazionale per la vivibilità climatica non è causata dal taglio di troppi alberi in città?

 

Direi proprio di no. La posizione di Firenze nell'indice di Vivibilità Climatica non è causata dal taglio di troppi alberi in città, che, peraltro, si trova al 65esimo posto su 107 città italiane e non al penultimo, (https://lab24.ilsole24ore.com/indice-del-clima/classifica/). Quello si riferisce alla città metropolitane, dove, in effetti, solo Milano fa peggio. L'indice di Vivibilità Climatica viene calcolato utilizzando 17 parametri che comprendono indice di calore, notti tropicali, soleggiamento, ondate di calore, siccità, caldo estremo, escursione termica, giorni freddi, giorni di gelo, nebbia, nuvolosità diurna, comfort per l’umidità, raffiche di vento, brezza estiva, quindi non solo la temperatura estiva. Questo indice offre quindi una visione complessiva di come il cambiamento climatico stia influenzando le condizioni meteorologiche nelle diverse città italiane ed è in minima parte influenzato dalla presenza di alberi. 

Gli alberi sono più o meno gli stessi di 30 anni fa, ma sono cambiate le condizioni climatiche ed è aumentata molto l’urbanizzazione delle aree periurbane e la superficie pavimentata.

È importante capire che la sostituzione dell'1% di alberi, che rientra in un normale processo di ricambio arboreo per mantenere la salute del patrimonio verde, ha un impatto minimo, se non nullo, su un indice complesso come quello della Vivibilità Climatica.

Gli alberi contribuiscono certamente al benessere urbano e possono influire su specifiche situazioni microclimatiche e in periodi medi, ma non possono, da soli, determinare un cambiamento significativo in un indice che considera variabili così numerose e complesse.

Inoltre, l'impianto di nuovi alberi, più adatti alle condizioni climatiche attuali, può nel giro di 5-10 anni compensare ampiamente gli abbattimenti effettuati. In città, vi sono già diversi esempi di come recenti impianti di alberi stiano contribuendo positivamente al verde urbano. Dunque, l'impegno nel mantenere e incrementare il patrimonio arboreo cittadino continua ad essere una priorità per migliorare la vivibilità complessiva non solo di Firenze, ma per molte città, anche se il contributo degli alberi su scala urbana deve essere visto in un contesto più ampio e integrato con altre iniziative di adattamento e mitigazione degli estremi climatici.

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Commenti 1
  • Susanna Orzalesi

    Su traffico privato e condizionatori , ok su alberature piantate al posto di alberi grandi abbattuti , che dovrebbero avere effetto suppletivo su CO2, è una bufala perché sono piccoli alberelli e la metà seccano per cattiva manutenzione

    rispondi a Susanna Orzalesi
    gio 22 agosto 22:03