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Fine vita. Il tribunale di Firenze riconosce a “Libera” il diritto al suicidio assistito

Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, ha definito la decisione un precedente giudiziario di...

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Il tribunale di Firenze ha accolto integralmente il ricorso presentato da “Libera”, una donna di 55 anni affetta da sclerosi multipla primaria progressiva, autorizzando la fornitura della strumentazione e dei farmaci necessari per il suicidio medicalmente assistito. La decisione impone all’Azienda USL Toscana Nord Ovest di predisporre entro quindici giorni i dispositivi idonei all’autosomministrazione del farmaco letale, garantendo la piena funzionalità e compatibilità della pompa infusionale. Il meccanismo potrà essere attivato attraverso un sensore di comando, un puntatore oculare o altra modalità adeguata alle condizioni fisiche della paziente.

La sentenza arriva dopo anni di attese e controversie in merito all’interpretazione del diritto all’autodeterminazione nel fine vita. Nonostante i pareri inizialmente negativi delle istituzioni sanitarie circa la disponibilità di un macchinario idoneo, la ASL, con il supporto dell’Ente di supporto tecnico-amministrativo regionale (ESTAR) e di una ditta specializzata, ha individuato una tecnologia compatibile con le necessità di “Libera”. Tale soluzione consente alla donna di esercitare, in autonomia, la scelta di porre fine alla propria sofferenza.

Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, ha definito la decisione un precedente giudiziario di grande rilievo, sottolineando come essa rappresenti un passo avanti nella tutela dei diritti delle persone con disabilità grave. Secondo Cappato, la pronuncia del tribunale costituisce un importante segnale nei confronti del Governo e del Parlamento, chiamati ora a riconoscere la piena applicabilità della sentenza e a evitare discriminazioni nell’accesso all’aiuto alla morte volontaria.

La vicenda di “Libera” si inserisce nel più ampio dibattito etico e giuridico sul fine vita in Italia, riaccendendo la discussione sulla necessità di una legge chiara che definisca i criteri e le modalità del suicidio assistito. La decisione del giudice fiorentino rappresenta, di fatto, un riconoscimento concreto del diritto individuale all’autodeterminazione, fondato sul rispetto della dignità e della libertà personale anche nelle fasi terminali dell’esistenza.

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