Maria Antonietta Gulino, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana © Galli Torrini
L’Ordine degli Psicologi della Toscana lancia un appello sul crescente utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa in ambito psicologico, evidenziando i rischi legati all’uso improprio dei chatbot nei percorsi di supporto alla salute mentale. La presidente Maria Antonietta Gulino, che guida anche il Consiglio Nazionale dell’Ordine, sottolinea con fermezza come questi strumenti non possano in alcun modo sostituire la relazione terapeutica tra paziente e psicologo.
Secondo Gulino, la relazione psicologica è insostituibile poiché fondata su elementi umani profondi come la presenza, la sintonizzazione emotiva, il valore dei silenzi e la gestione della complessità individuale. Considerare l’intelligenza artificiale un’alternativa alla psicoterapia significa, a suo avviso, banalizzare la sofferenza e mettere a rischio la salute mentale, in particolare dei più giovani. Il rischio maggiore è lo sviluppo di forme di auto-terapia non controllate, che possono portare a confusione, dipendenza affettiva dai sistemi virtuali e ritardo nel ricorso a un aiuto professionale adeguato.
Gulino riconosce tuttavia il valore dell’IA come strumento di supporto al lavoro dello psicologo, utile nella gestione dei dati, nell’intercettazione precoce del disagio psicologico e nella psicoeducazione. Ma insiste sul fatto che la supervisione professionale debba rimanere centrale e irrinunciabile.
Per far fronte a queste sfide, l’Ordine richiede un quadro normativo chiaro, che includa la trasparenza degli algoritmi, l’uso appropriato delle tecnologie, l’obbligo di dichiarare esplicitamente i sistemi che si presentano come terapeutici e il divieto di simulare figure umane in ambito psicologico. L’obiettivo è garantire che l’uso dell’intelligenza artificiale avvenga nel pieno rispetto della salute delle persone e della deontologia professionale.
La presidente conclude chiedendo un impegno strutturato, fatto di formazione, alfabetizzazione digitale e collaborazione tra professionisti e istituzioni, affinché la categoria possa governare l’innovazione senza rinunciare alla propria identità. “La tecnologia – afferma – non è neutra. Spetta a noi orientarne l’utilizzo per il benessere della collettività”.


