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Caso Bugetti, Michelotti (FdI) invoca l’Antimafia: “Chiediamo gli atti alla DDA per fare piena luce sui legami con la mafia cinese”

Il deputato di Fratelli d’Italia Francesco Michelotti annuncia la richiesta formale degli atti alla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze

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Ilaria Pugetti Ilaria Pugetti © Nazione
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Le acque che bagnano la politica pratese continuano a incresparsi. A tre giorni dallo choc giudiziario che ha travolto Ilaria Bugetti, sindaca di Prato a un passo dai domiciliari per l’ipotesi di corruzione, la voce di Francesco Michelotti – deputato toscano e componente della Commissione parlamentare Antimafia in quota FdI – risuona come un gong: «Chiederò alla presidente Chiara Colosimo di acquisire dagli inquirenti fiorentini tutti gli atti relativi all’indagine» annuncia. Una mossa che sposta il baricentro della vicenda dall’aula del Tribunale a quella, ancor più sensibile, delle possibili infiltrazioni mafiose sul tessuto politico ed economico pratese.

Una richiesta “doverosa” alla luce di indagini più ampie

Michelotti parla di scelta «doverosa» per almeno due ragioni: primo, la rilevanza del procedimento che vede nel mirino la prima cittadina della seconda città toscana per densità industriale; secondo, il filone di lavoro che la stessa Commissione Antimafia ha avviato negli ultimi mesi sui rapporti fra criminalità organizzata cinese e politica locale. Un’inchiesta che a marzo aveva già portato i parlamentari a una missione conoscitiva nel distretto tessile pratese.

«Le indagini su Bugetti potrebbero incrociare elementi già emersi nei nostri dossier sulla mafia cinese» sottolinea Michelotti, convinto che solo un quadro probatorio dettagliato, messo nero su bianco dagli inquirenti, potrà confermare o smentire eventuali interferenze criminali sul governo cittadino.

Cosa c’è (finora) nel fascicolo giudiziario

Secondo le indiscrezioni trapelate, la sindaca sarebbe accusata di aver facilitato – in cambio di utilità – alcune pratiche urbanistiche e di aver pilotato consulenze legate a progetti di rigenerazione industriale. Le condotte contestate sarebbero maturate tra il 2021 e il 2024, in piena stagione di fondi PNRR e di rinnovata corsa agli investimenti esteri sul territorio. Bugetti respinge ogni accusa, ma il giudice per le indagini preliminari ha comunque ritenuto «concreto» il rischio di inquinamento probatorio, tanto da spingere la Procura a chiedere i domiciliari.

Un distretto sotto osservazione da anni

La cronaca recente s’intreccia con un contesto più ampio: Prato ospita una delle comunità cinesi più grandi d’Europa e un distretto tessile in cui, accanto alle eccellenze del “Made in Italy”, proliferano aziende-laboratorio dai contorni grigi. Maxiprocessi come “China Truck”, “Vello d’Oro” e “Colpo di Coda” hanno già accertato l’esistenza di strutture mafiose cinesi dedite a estorsioni, riciclaggio e sfruttamento del lavoro nero. È in questa cornice che l’Antimafia, su impulso dei parlamentari toscani, ha deciso di puntare i riflettori sui rapporti fra business clandestino, politica e Pubblica amministrazione.

«L’infiltrazione non si palesa solo nel racket o nella droga: passa anche dai passaggi di stanze e dagli iter autorizzativi» avvertono diverse relazioni di minoranza depositate negli ultimi anni a Palazzo San Macuto.

Michelotti: «Tutelare Prato e l’intera Toscana»

Il deputato FdI sa che i riflettori nazionali, quando si accendono, bruciano in fretta la reputazione di un distretto. Per questo si affretta a precisare: «Rimane fondamentale il principio di presunzione d’innocenza. Ma è altrettanto fondamentale che la città conosca la verità: se il malaffare ha bussato alla porta del Comune, dobbiamo saperlo; se invece siamo di fronte a un castello accusatorio destinato a crollare, occorre chiarirlo subito per tutelare istituzioni e imprese».

Una posizione che trova eco anche fra le categorie economiche: Confindustria Toscana Nord chiede «trasparenza e rapidità», mentre la CGIL pratese teme che l’onda giudiziaria si traduca in nuovo lavoro sommerso: «Quando la governance traballa, i furbi ne approfittano» avverte il segretario.

I possibili sviluppi in Commissione Antimafia

Il calendario di Palazzo San Macuto prevede, entro luglio, la discussione di una relazione intermedia proprio sulle infiltrazioni nell’economia toscana. Se la richiesta di Michelotti sarà accolta, gli atti della DDA fiorentina potrebbero alimentare quella relazione con materiali finora inediti: intercettazioni, informative di polizia giudiziaria, flussi anomali di denaro tra società e figure politiche. Non è escluso che la Commissione decida quindi di riconvocare in audizione imprenditori, amministratori locali e forse la stessa Bugetti, se la magistratura permetterà.

Chiara Colosimo, presidente Antimafia, ha più volte dichiarato che «la lente sui fenomeni transnazionali, in contesti a forte presenza straniera, è una priorità del mandato». La vicenda pratese rientra appieno in questa mission.

Reazioni politiche: un campo minato

Se FdI spinge per fare luce, il Partito Democratico – forza di maggioranza in Regione e storicamente al timone del Comune di Prato – difende la sindaca ma non chiude al confronto: «Abbiamo fiducia nella magistratura e nella correttezza di Bugetti, ma sosteniamo ogni percorso istituzionale volto alla chiarezza» fa sapere il segretario regionale. Più duro l’M5S, che chiede dimissioni “a garanzia dell’ente”. La Lega batte sul tasto del «sistema di potere» e preme perché il Consiglio comunale venga informato punto per punto sugli sviluppi investigativi.

Cosa succede adesso

  1. Formalizzazione – Michelotti presenterà nei prossimi giorni l’istanza alla presidente Colosimo; la segreteria Antimafia valuterà la compatibilità con l’art. 18 del regolamento interno che disciplina l’acquisizione di atti coperti da segreto.

  2. Trasmissione atti – Se la richiesta ottiene il via libera, la Procura Distrettuale antimafia di Firenze dovrà condividere fascicoli e intercettazioni, nei limiti posti dal gip.

  3. Analisi e confronto – I commissari avranno accesso a materiale grezzo che potrà generare nuove audizioni e sopralluoghi.

  4. Report pubblico – Al termine si prevede un documento con raccomandazioni operative, eventualmente accompagnato da una proposta di normativa anti-infiltrazioni.

Impatto sulla città

Intanto, a Palazzo comunale di Prato si respira un’aria di attesa sospesa: la sindaca, che nei prossimi giorni affronterà l’interrogatorio di garanzia, mantiene la delega a tutte le sue funzioni ma ha congelato le pratiche urbanistiche più sensibili. L’opposizione teme stallo amministrativo; gli alleati di maggioranza parlano di «rallentamento fisiologico» ma garantiscono continuità, mentre le associazioni di categoria reclamano «certezza dei tempi» per non perdere il treno degli appalti PNRR.


In sintesi

  • Francesco Michelotti (FdI) chiede che la Commissione Antimafia acquisisca gli atti sull’indagine che coinvolge la sindaca Ilaria Bugetti.

  • L’obiettivo è verificare eventuali legami con le infiltrazioni della mafia cinese già indagate a Prato.

  • La richiesta dovrà essere vagliata dalla presidente Chiara Colosimo; se accolta, gli atti della DDA di Firenze potrebbero arricchire la relazione della Commissione prevista per luglio.

  • Presunzione d’innocenza per Bugetti, ma la politica locale si divide: FdI e Lega spingono per fare chiarezza; il PD difende la sindaca; M5S chiede un passo indietro.

  • Sullo sfondo, la necessità di tutelare l’economia pratese da possibili ombre e di non rallentare i progetti finanziati dal PNRR.

Con la stagione estiva appena iniziata, il caso Bugetti si candida a diventare il tema caldo dell’estate toscana: tra voci di intercettazioni, schermaglie politiche e timori imprenditoriali, Prato guarda a Firenze – e a Roma – in cerca di risposte. Nel frattempo, la Commissione Antimafia prepara la lente di ingrandimento: se ci sono ombre, l’obiettivo è che vengano dissipate prima che cali l’autunno.

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