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Oltre 20 tonnellate di cibo raccolte dai cittadini toscani, grazie a un’iniziativa di solidarietà promossa lo scorso dicembre da Unicoop Firenze e dalle Misericordie, giacciono da sei mesi inutilizzate a Cipro. Destinati alla popolazione civile di Gaza, quei beni di prima necessità – frutto dell’impegno di migliaia di soci e clienti Coop – sono attualmente bloccati, vittime indirette di un conflitto che continua a colpire duramente soprattutto i più vulnerabili: donne, anziani e bambini.
Secondo quanto denunciato da numerosi cittadini firmatari di un appello pubblico, il mancato ingresso degli aiuti nella Striscia rappresenterebbe una grave violazione del diritto internazionale umanitario. La situazione è resa ancor più drammatica dal rischio di deperimento delle derrate, mentre sul campo si aggrava la crisi alimentare che affligge la popolazione gazawi, dove la malnutrizione infantile ha ormai raggiunto livelli allarmanti.
Il blocco del carico è imputato al governo israeliano, accusato dai firmatari di condotte disumane e di impedire l’accesso degli aiuti umanitari. Gli stessi si interrogano sul ruolo del Console italiano in Israele, Giuseppe Carrai, e su quali azioni diplomatiche siano state intraprese per sbloccare la situazione. L’inazione delle autorità viene criticata duramente, vista come un’ulteriore forma di complicità in un sistema che utilizza la fame come arma di guerra.
La denuncia collettiva sottolinea anche un profondo senso di tradimento nei confronti di tutti quei cittadini che, animati da spirito solidale, hanno partecipato alla raccolta credendo in un gesto concreto di umanità. Rari sono, nella storia recente, i precedenti in cui aiuti umanitari donati da cittadini comuni siano stati trattenuti o respinti con tali modalità.
I firmatari si appellano alla società civile, alle istituzioni italiane e internazionali, e ai media affinché la questione non venga ignorata. Chiedono un’azione rapida e decisa per garantire che gli aiuti raggiungano i destinatari e che venga riaffermato un principio essenziale: la fame non può mai essere utilizzata come strumento di guerra.
L’iniziativa, ancora ferma a causa di scelte politiche e militari, resta il simbolo di una Toscana solidale, che si rifiuta di assistere in silenzio a un’altra tragedia umanitaria.


